Il Presepe Napoletano: Tradizione, Arte e Satira di Martina Amante

15 Dicembre 2024
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Il Presepe Napoletano: Tradizione, Arte e Satira
Un capolavoro di cultura popolare
di Martina Amante

Il presepe non è semplicemente una decorazione natalizia: è un rito, un simbolo, una forma d’arte che da secoli racconta storie, credenze e ironie della vita quotidiana.
L’associazione presepistica Napoletana – ente culturale no profit – ormai attiva da 23 anni, si è sempre distinta per la qualità artistica e la ricerca storica, per offrire una visione culturale utilizzando l’unicità del Presepe. Abbiamo parlato con Paolo Mieli – uno dei soci – del cambiamento che ha avuto il presepe nel corso dei secoli:

«Il cambiamento che ha avuto il presepe, diventando poi effettivamente presepe napoletano è iniziato con l’avvento di Carlo di Borbone. Con il suo arrivo, Napoli ha incominciato a veder arrivare una popolazione dal Medio Oriente, grazie a un accordo fatto tra i due paesi. Per la popolazione napoletana vedere persone di colore, elefanti, scimmie, cammelli, ecc. fu uno shock! Per cui venne rappresentato, da quel momento, sul presepe napoletano. Proprio in quel periodo storico iniziarono i primi scavi dal parco archeologico, da dove prendono ispirazione anche le stesse ambientazioni del presepe: un rudere storico risalente all’epoca pompeiana e romana. Questi due avvenimenti hanno sconvolto il presepe classico e allo stesso tempo diventando – già dai tempi dei Borboni – una rappresentazione delle pagine della città. Da lì nasce poi la ricchezza degli artigiani, con i nobili che facevano a gara ad avere i presepi più belli, contribuendo all’espansione dei presepisti. Sul presepe non c’è più “lo scoglio” a rappresentare la Natività, ma una vera e propria scenografia, raccontando fatti e storie di vita quotidiana, inserendoci sempre innovazioni».

Nel presepe napoletano, la scena della Natività non è mai sola. Accanto a Gesù Bambino, Maria e Giuseppe, compaiono personaggi della vita quotidiana: pastori con i loro greggi, pescivendoli, venditori di frutta, osterie animate e figure simboliche come il Benino, il pastore delle meraviglie. Il presepe diventa così una rappresentazione della società, un piccolo mondo dove sacro e profano si incontrano.
Non può mancare Pulcinella, simbolo di Napoli, che porta con sé un messaggio di allegria e speranza. Ma accanto alle figure tradizionali si inseriscono anche personaggi moderni: politici, cantanti, calciatori e celebrità. La satira è una componente essenziale del presepe napoletano: ogni anno vengono aggiunti nuovi volti, protagonisti dell’attualità, in un mix di ironia e critica sociale che rende questa tradizione sempre attuale.

Ogni dettaglio è curato per rappresentare al meglio il folklore e la cultura della città. Non a caso, il presepe napoletano è stato inserito nel patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO: un’espressione autentica dell’identità partenopea.
Passeggiare per San Gregorio Armeno durante il periodo natalizio è un’esperienza unica. Le botteghe artigiane, aperte tutto l’anno, espongono opere d’arte realizzate a mano. È impossibile non rimanere affascinati dalla passione che si respira in queste strade.

«Quello dei pastori di San Gregorio Armeno – continua Paolo – è un fattore puramente commerciale. Basti pensare al giro di affari e interesse, soprattutto degli stranieri. Persone che vengono a Napoli per acquistare il presepe, il fenomeno fa parte di uno dei traini dell’economia e del turismo napoletano. A noi come associazione l’unico lavoro riconosciuto è stato quello per la fondazione Banco di Napoli a Palazzo Ricca. Un esempio eccezionale nel rappresentare la natività dei pastori e dei Re magi, dando così un contributo notevole con la narrazione di quello che rappresenta ogni scena.
Quasi tutti noi, soci dell’Associazione Presepistica Napoletana, abbiamo dato il nostro contributo per fare opere di un certo rilievo. L’Associazione Presepistica tra i vari riconoscimenti, per i suoi continui studi e aggiornamenti, è stata ospite, oltre che presso varie mostre specifiche nazionali, al Museo Certosa di San Martino, al Museo Archeologico Nazionale, al Quirinale e ultimamente, ha realizzato un “presepe” che racconta gli antichi otto banchi che, una volta fusi, hanno dato vita al Banco di Napoli, lavoro esposto presso la sede della Fondazione a Palazzo Ricca in Via Tribunali, e definito eccezionale nel rappresentare la narrazione di ogni scena. Quest’anno il nostro direttore artistico, l’architetto Vincenzo Nicolella ha deciso di realizzare un progetto legato alla Napoli di inizio ‘900, su quello che è stato il periodo di “risanamento”. Quest’anno la Curia ci ha affidato la Chiesa di Santa Marta. È un lavoro per il quale stiamo lavorando da luglio».

Oggi il presepe napoletano continua a evolversi, integrando nuovi elementi e adattandosi ai cambiamenti della società. È una tradizione che ha saputo sopravvivere ai secoli, mantenendo viva la sua essenza. In un’epoca di globalizzazione e tecnologia, il presepe resta un simbolo di autenticità, di valori e di appartenenza. È un racconto visivo che unisce religione, folklore e critica sociale, e che ogni anno porta nelle case napoletane e nel mondo un pezzo di Napoli. In un certo senso, il presepe napoletano rappresenta l’anima della città: un’anima fatta di contraddizioni, di gioie e dolori, di sacro e profano. È una celebrazione della vita in tutte le sue sfaccettature, un microcosmo che riesce a trasformare la scena della Natività in un ritratto universale, capace di parlare a chiunque. Ritratto di un rituale prettamente religioso che hanno i napoletani?
Paolo Miele espone la sua sulla questione: «Non credo che sia legato a questo, sicuramente il simbolismo della nascita di Gesù è da traino però non vedo questo legame strettissimo come fattore culturale e religioso».

Da generazioni, grandi e piccini si riuniscono per creare il proprio angolo di Natività. Ogni casa ha il suo stile: c’è chi preferisce la rappresentazione tradizionale e chi ama innovare, inserendo elementi moderni e sorprendenti. Ma la magia del presepe è proprio questa: non ci sono regole fisse, solo l’amore per una tradizione che racconta una storia antica, ma sempre nuova. In conclusione, il presepe napoletano non è solo una tradizione, ma un linguaggio, una forma di espressione unica che, con le sue statuette e scenografie, continua a raccontare storie antiche e moderne, facendo vivere ogni anno la magia del Natale nel cuore di Napoli e nel mondo intero.

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