”La nostra comunità in Danimarca: versatile e ben integrata”
Incontro con l’Ambasciatore Luigi Ferrari
a cura di Grazia Mirabelli
La nostra, una piacevole conversazione più che un’intervista, si svolge in un clima cordiale e di riflessione, sul lavoro che lo aspetta e sui rapporti bilaterali tra i due paesi. Uno sguardo d’insieme, una prospettiva a lungo raggio sulle opportunità che si potrebbero delineare, sempre a partire da un elemento di positività.
Ambasciatore, come si è sentito accolto dal Regno di Danimarca e qual è la percezione che i danesi hanno di noi, c’è simpatia per l’Italia e per gli italiani?
Posso dire con convinzione di essermi sentito accolto molto bene, non solo dai connazionali ma anche dai danesi stessi, tra i quali ho riscontrato un profondo senso di ospitalità. Una totale disponibilità che mi ha confermato il grande credito ed apertura di cui gode il nostro paese, insieme ad un sentimento di simpatia veramente straordinaria. Dal canto mio ho avuto fin da subito un piacevole approccio con la Danimarca dove mi trovo molto bene e dove mi sono immerso completamente, entrando in sintonia con il paese. E questo rende tutto più positivo, agevolando di molto il mio lavoro.
La comunità italiana in Danimarca è sempre più variegata e cresce velocemente, ha superato da poco le 10.000 unità. Che lettura dà di questi dati?
Direi che la dimensione europea è ormai un dato oggettivo, per cui rimanere in un’ottica nazionale non ha piú nessun senso. Viviamo in un’Europa che funziona e che consente la mobilità dei giovani e meno giovani e l’arricchimento dei curricula, attraverso esperienze fatte sul campo e non a tavolino, in una realtà positiva che non possiamo disconoscere. Questo s’incrocia col fatto che la Danimarca è un paese accogliente, che ha una politica dei flussi delle risorse umane molto intelligente e selettiva, dove accoglienza ed ospitalità vengono declinate in funzione dell’interesse del sistema paese. Ciò comporta una naturale inclinazione a accogliere giovani già formati, qualificati, in grado di assicurare elementi di flessibilità e di inventiva, non ultima la capacità di gestire l’imprevisto, cosa in cui i nostri giovani sono particolarmente bravi. Tutto ciò va ad inserirsi perfettamente in un’ottica di compensazione con un sistema efficiente, quale quello danese, che invece valorizza competenza e professionalità, ed è in grado di offrire delle opportunità immediate a chi dimostra di avere delle capacità. Credo sia per questo che il numero dei nostri connazionali è raddoppiato.
È insito che dobbiamo pensare a come rispondere a questo fenomeno che riguarda i nostri giovani, e di cui in Italia c’è piena consapevolezza a livello politico. Bisogna farlo investendo nell’innovazione per incentivare quel talento di cui il nostro paese è ricchissimo, e valorizzare al massimo le competenze.
Ma anche lavorare per creare le condizioni che inneschino un movimento circolare, consentendo a chi va all’estero e si arricchisce professionalmente, di poter scegliere di tornare e cogliere nuove opportunitá a casa propria.
L’Italia ha un patrimonio artistico/culturale enorme, da mantenere e incentivare, e che nessuno mette in discussione, tantomeno i danesi che in 700.000 all’anno visitano il nostro paese. Obiettivo della nostra missione diplomatica all’estero è far emergere realtá meno evidenti, rendere visibili capacità e conoscenze che, anche su un piano di contemporaneità, il nostro Paese è in grado di offrire.
Lei ha parlato di Europa e la sua è una visione ad ampio respiro. Ma i segnali che emergono al momento sono piuttosto critici nei confronti del progetto europeo, cosa ci aspetta?
Per fortuna siamo in una consolidata realtà democratica e ciascuno ha una propria idea di Europa. Sempre restando nell’ottica della positività trovo che il momento attuale, che può sembrare critico e mettere tutto in discussione, tenda tuttavia a lavorare in direzione di una crescita comune, nell’intento di sviluppare il modello europeo sulla spinta dei vari input che arrivano su piano internazionale. Trovo quindi che ci sia ormai una solida convinzione nei confronti dell’unione europea, anche se si può e si deve continuare a lavorare ai contenuti, per far si che diventi una realtà quanto più simile a quei principi di eguaglianza e di cooperazione a cui tutti ci ispiriamo. Fermo restando che d’Europa c’è davvero bisogno.
D’altra parte quello che sta succedendo con la Brexit credo metta in guardia anche il più convinto euroscettico. Il Regno Unito, pur con una storia secolare ed una forte percezione della propria identità e del proprio ruolo nel mondo si trova infatti a affrontare uno psicodramma a causa di una separazione dolorosa e che implica un importante prezzo da pagare.
Il suo è un lavoro di responsabilità, che però lei ha definito bellissimo…
Far coincidere quello che fai per lavoro con quello che ti piace, e che sceglieresti di fare, è una fortuna che non capita a tutti. Sono riconoscente al destino favorevole che mi ha permesso di intraprendere questa carriera e questo mi trasmette una forte carica di entusiasmo. Si aggiunga il fatto che ancora oggi, alla mia non più giovanissima età, provo ancora un’emozione spontanea e sincera, davanti al tricolore, che ogni giorno mi rinnova un brivido di orgoglio. Uno stimolo che deriva dal privilegio di poter servire la Repubblica e quindi avere tutti i giorni l’opportunità di dimostrare un amore vero e concreto nei confronti del mio Paese. Gli obiettivi primari di ciascun ambasciatore sono quelli di assicurare ai propri connazionali piena e concreta disponibilità, nel rispetto di uno spirito di servizio che non deve mai mancare, soprattutto in momenti difficili, che richiedono vera presenza e grande senso di responsabilità.
Vorrei aggiungere che le relazioni bilaterali tra i due paesi sono molto buone, anzi ottime, sia a livello istituzionale, che per quanto riguarda gli aspetti economici, commercio, cultura e scienza. Con la Danimarca ci troviamo su un terreno di grandissima collaborazione.
Stiamo lavorando per far si che quelle caratteristiche che rendono i nostri due paesi complementari possano svilupparsi, trasformandosi in sinergie, attraverso iniziative a carattere istituzionale che avvicinino i due paesi ancor di più.
E chissà che questo non porti un grande paese come l’Italia, fondatore dell’unione europea, a stabilire una coesione maggiore con la Danimarca su piano internazionale, consolidando il legame già esistente e stabilendo una partnership ancora più forte e produttiva.