Teatro San Carlo, fasto e suggestioni di un luogo senza tempo a cura di Grazia Mirabelli

28 Settembre 2019
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Teatro San Carlo, fasto e suggestioni di un luogo senza tempo
a cura di Grazia Mirabelli

Emmanuela Spedaliere ci dà il benvenuto qui, nel teatro che Sthendal definì “Il più bello del mondo”. Direttore Relazioni Istituzionali e Marketing della Fondazione Teatro di San Carlo, Emmanuela si muove nella splendida cornice che ci accoglie con la vivacità che avrebbe nel salotto di casa sua. Quella stessa naturalezza la accompagnerà per tutta la nostra conversazione, da cui emerge passione e dedizione totale per quello che fa. Intorno a noi cogliamo un tocco di delicata sensibilità femminile, valore aggiunto che la Sovrintendente Rossana Purchia e Emmanuela Spedaliere, con il lavoro di anni, hanno saputo aggiungere all’unicità di questo luogo.

Cosa regala il tempo
«Lavorare in un teatro diventa una malattia-esordisce Emmanuela- una piacevole malattia dalla quale non vuoi e non puoi guarire, le tue giornate sono scandite dagli eventi e tutto il resto non esiste più.
Senza la passione non si può fare questa vita, un teatro crea dipendenza e non lascia spazio per famiglia e null’altro. Io considero questa la mia casa, qui a volte, dopo un’intensa giornata di lavoro, mi basta stare qualche minuto seduta nella sala, dove magari c’é qualcuno che in buca prova una nota di violino, di pianoforte, le luci a candela. E penso di essere sospesa in una magia fuori dal tempo. Questo luogo di bellezza e di cultura si rinnova in ogni momento, regalandoti ogni volta un’emozione diversa».
Emmanuela, che si definisce napoletanissima, pur avendo lavorato un anno a Firenze come Capo del cerimoniale e delle relazioni internazionali a Palazzo Vecchio, non ha resistito al richiamo della sua città decidendo di tornarvi.
Musica, arte, storia,tra queste mura l’atmosfera del passato è scandita da un costante fermento artistico/creativo perfettamente al passo con i tempi. Cosa regala in più lo scorrere del Tempo, a questo luogo?
«Sotto la volta del nostro proscenio -racconta Emmanuela-c’è un orologio ancora perfettamente funzionante in cui Cronos, Dio del Tempo, fa inesorabilimente scorrere i minuti. Al suo fianco la nostra Sirena Partenope, simbolo della città di Napoli, con le mani alzate cerca di impedirlo, ai due lati la Danza delle Ore. Questo è il posto dove il tempo si può fermare, imprigionato in tanta bellezaz».
È proprio il tempo che scandisce ed accompagna la vita del San Carlo, primo teatro al mondo a forma di ferro di cavallo e dotato di golfo mistico, spazio riservato all’orchestra, posto tra il proscenio e la platea.«Il Teatro di San Carlo-prosegue Emmanuela-sulle cui orme sarebbero poi stati realizzati i Teatri di tutto il mondo, nasce nel 1737, qui Rossini è stato direttore artistico, qui sono passati i tanti grandi della musica, qui chi aveva successo veniva poi accolto in tutti i palcoscenici d’Europa».

Il legame con la città di Napoli
«Molte delle cose belle di cui godiamo in questa città meravigliosa, nascono dall’intelligenza eccelsa di Carlo III di Borbone- continua il racconto- tra queste, la Reggia di Capodimonte con la sua ceramica e quella di Caserta, ma l’elenco sarebbe infinito. Il suo desiderio di essere circondato di bellezza ha regalato a questo teatro alcuni magnifici puttini originari di Pompei, di cui Carlo aveva richiesto i primi scavi. Lo stesso teatro è stato voluto da lui, come l’indimenticabile inaugurazione, avvenuta la sera del 4 novembre, giorno onomastico del sovrano a cui è dedicato il Teatro. Il teatro dell’opera nasceva come genere popolare, pur avendo il merito di mettere insieme per qualche ora popolo ed aristocrazia. Questo è l’unico Palazzo Reale che ha al suo interno un teatro. Attraverso questo percorso segreto i reali raggiungevano il San Carlo, molto spesso anche travestiti da popolani, perchè il Teatro serviva anche a questo, a mescolarsi con il popolo. Poi, da questa porta, si accedeva agli appartamenti reali, con il teatrino di corte, perchè i reali non si facevano mancare niente, né i piccoli né i grandi teatri.Così mentre il popolo seguiva l’opera in piedi, allora il teatro non aveva poltrone, l’aristocrazia godeva dello spettacolo dai palchi, dove si svolgeva una movimentata vita di relazione, mentre dall’alto si osservava e misurava il polso e gli umori del popolo che assisteva alle rappresentazioni».

Napoli è una città cosmopolita, molto amata ma anche molto discussa a livello internazionale. Qual’è il legame del Teatro con questa città sempre in fermento e alla continua ricerca?

«Il San Carlo ha sempre avuto un legame viscerale con il territorio, e un vincolo di orgoglio e appartenenza reciproco con la città. Tutto questo è oggi consolidato dalla conduzione di una donna, la dottoressa Rossana Purchia, napoletana, che per 33 anni ha guidato Il Piccolo di Milano e che da dieci anni ha trasformato questo luogo in una piacevole fucina di sapere, aprendolo ai napoletani, a partire dai bambini di tre anni. Per loro e con loro, in compagnia delle famiglie, abbiamo avviato dei laboratori in cui il racconto dell’opera diventa cosa familiare, dove si abbattono tutte le barriere e l’opera entra a far parte della vita di ciascuno, con tutto il suo carico di emozioni e di conoscenza. I tanti ragazzi che vengono a trovarci hanno definito questo “Il mondo della bellezza”, da ammirare e ascoltare, perchè la bellezza e l’arte sono capaci di trasmettere messaggi anche nell’apparente silenzio, suoni che bisogna saper cogliere e di cui poter godere.
Perchè il Teatro apre la mente, apre la mente ai sogni ».

Il teatro piú bello del mondo
Hans Christian Andersen, poeta danese, nel 1834, durante il Grand Tour visitò il Teatro di San Carlo dove assistette alla Norma di Bellini descrivendolo poi in una delle sue opere. Attualmente questo teatro gode di una grande credibilità internazionale con il 40% di pubblico straniero. Cosa tiene insieme oggi questo luogo al resto del mondo?

«Il San Carlo, Teatro più antico al mondo, non è solo la magnifica struttura neoclassica che si erge adiacente al Palazzo Reale e di fronte all’imponente galleria Umberto I, nel cuore pulsante della città.

Negli ultimi anni con il San Carlo itinerante abbiamo girato in tournée in tutti i continenti, stabilendo uno stretto legame con il mondo intero, dove è stato accolto con incredibile affetto e successo. Lo stesso successo che riscontra il flusso turistico con le visite guidate provenienti da tante parti del mondo, tra cui oggi anche il Nord Europa. Perchè il Teatro è educazione, è formazione, è apertura sul mondo».

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