Quello che di bello ci portiamo dentro ci spiana il cammino in giro per il mondo
Incontro con l’Ambasciatore Stefania Rosini
di Grazia Mirabelli
Un tocco di formale accoglienza lascia presto il passo al benvenuto personale. Il nostro incontro cordiale con Stefania Rosini, nuovo Ambasciatore d’Italia in Danimarca, si apre fin da subito su un piacevole clima di accoglienza ed ascolto che si protrae sulle basi di uno spontaneo, reciproco racconto.
Alla prima esperienza, a Roma negli anni Novanta, si sono susseguiti incarichi in significative sedi in giro per il mondo. Una vita professionale intensa, quella di Stefania Rosini, sostenuta da una solerte e vivace attività diplomatica. Il suo più recente incarico, Ministro plenipotenziario nella prestigiosa sede dell’Ambasciata di Parigi.
Stefania Rosini è il primo Ambasciatore donna in Danimarca, una delle venti capo-missione attualmente in giro per il mondo. Un esiguo 13% che non può non aggiungere merito ad una carriera già di per sé lunga e piena di traguardi portati a termine con entusiasmo.
“Ormai le donne italiane in ruoli apicali sono in aumento in tutto il mondo. Io stessa ho vissuto un’esperienza soddisfacente a Parigi dove ho fatto il numero due di un tris di donne, tra Ambasciata e Consolato Generale, toccando con mano come, con l’impegno e l’intesa, si possa mandare avanti, tutti i giorni, una realtà complessa come quella.
Gestire direttamente è assumere comunque un altro approccio. Rappresentare un Paese come il nostro è sempre un’enorme responsabilità, un ruolo a cui avvicinarsi e da gestire con la dovuta umiltà perché si viene confrontati tutti i giorni con cose diverse e impegnative. Ci sono decisioni da prendere anche quando si sa che non accontenteranno tutti e bisogna farlo con la coscienza di scegliere in buona fede, perché anche piccole decisioni possono cambiare molto. L’umiltà serve poi a tenere alto l’ascolto, rapporti fondati sulla chiarezza e trasparenza con la collettività sono fondamentali, un Ambasciatore ha il diritto e il dovere di informarsi e saper provvedere…”.
Un Paese che accoglie
“Siamo in un Paese che ha una grande considerazione della tradizione, che guarda al passato – anche a quello altrui – con consapevolezza. Arrivando in Danimarca mi sono sentita fortunata, ho trovato un impatto positivo, caloroso, che non è detto capiti sempre e che durante il cerimoniale di protocollo, che mi ha accompagnato al primo incontro con la regina Margrethe, mi ha fatto sentire a mio agio e gradire particolarmente tutto quello che mi stava intorno. I danesi sono padroni di casa premurosi, ma sono interlocutori che apprezzano fatti e concrete possibilità di collaborazione. Questo è un Paese bellissimo che va apprezzato perché offre tante opportunità per esprimerci e per lavorare insieme. Potremmo essere davvero un assist importante per il resto dell’Unione Europea, per quello che riusciremo a fare l’uno con l’altro, perché siamo ambedue orgogliosamente europei e, al contempo, cittadini del mondo.
Abbiamo molte più cose in comune di quanto di primo acchito si potrebbe pensare. Attualmente, per esempio, si parla tanto di ambiente. Noi intendiamo al riguardo collaborare attivamente con i danesi – ci intendiamo e ci troviamo sulla stessa sponda – ed abbiamo anche la capacità di metterci il cuore, ognuno a suo modo. Beh, i giovani devono essere parte di questi sforzi. I danesi stanno dedicando attenzione alla Cop 28 di Dubai, conferenza che si terrà sui cambiamenti climatici alla fine del 2023. Una buona risposta comune potrebbe essere vedere attraverso i giovani cosa possa essere messo in campo. Non si tratta solo di problemi tecnici, si tratta di proiezione verso il futuro, stiamo parlando di città diverse, di un modo diverso di riscaldare, di attingere dalla natura quello che può fornirci ma senza depauperarla. I giovani, gli ambasciatori più naturali, devono esserne parte e devono farlo a qualunque livello, quindi anche a livello di collettività italiana, perché no?”
Made in Italy, filosofia di vita
Famiglie miste, accoglienza, capacità di inglobare, continua così il suo racconto, pacato ma convinto.
“Convivo in ambasciata con persone che hanno famiglie miste, degli esempi riuscitissimi perché capaci di esprimere al meglio quel sentimento europeo che per noi significa avere la capacità di accogliere gli altri, di inglobarli, senza dimenticarci quello che siamo, quello che ci portiamo dentro di bello come italiani: le piccole o le grandi tradizioni familiari , il modo che abbiamo di condividere ad esempio la cultura culinaria (che non è semplicemente il gusto di quello che mangiamo), la
gestualità, il sentimento, il valore di certe cose, anche semplici.
Siamo al contempo un Paese capace di suscitare ammirazione…ad esempio, con il Made in Italy, fatto anche di concezioni che naturalmente si adeguano ai tempi. Stiamo parlando di creatività, di capacità di trasmettere una cultura secolare che in un battito di ciglia sposta una spilla di un millimetro e fa la perfezione di un abito e con la stessa leggerezza, con la classe che gli altri ci riconoscono, fa la perfezione e la fortuna di un oggetto di design, di un macchinario, di un vino.
Promuovere quanto facciamo fa parte del lavoro istituzionale, dovunque nella rete dei nostri uffici all’estero ne avvertiamo l’importanza, ne conosciamo la rilevanza per rafforzare le intese bilaterali fra il nostro Paese e gli altri. In Danimarca, dove quanto è fatto e pensato in Italia è molto apprezzato, troviamo oggi nuove vie da aprire per le nostre imprese, praticamente in tutti i settori: dalle infrastrutture alla produzione di energie rinnovabili, dalla moda al design, dalla gastronomia, alla cucina, allo spazio…È una parte dei nostri compiti che chiede continua attenzione, a cui ci dedichiamo con passione, fieri di quanto possiamo rappresentare in termini di prodotti e di ritrovati, ma anche di una filosofia di vita tutta italiana”.
La nostra, una bella collettività
“La nostra comunità ammonta oggi a oltre 14.000 connazionali il cui buon livello di integrazione ci ha consentito di poter affrontare con relativa serenità le difficoltà che, specialmente dopo la pandemia, gli uffici consolari hanno attraversato a causa della mancanza di organico. Il fatto di essere una realtà numericamente limitata non l’ha esentata tuttavia dal subire qualche intralcio perché il lavoro che la concerne viene gestito da un numero di persone che nel tempo è andato diminuendo. I connazionali trovano a volte difficile comprendere alcune attese o certi rallentamenti sperimentati nei contatti con lo sportello della sezione consolare. Le cause sono diverse, ma sempre riconducibili a strutture che sono da ricalibrare, data anche la difficoltà di reperire personale da mandare all’estero. Recentemente il Ministero degli Esteri è stato comunque autorizzato ad assumere nuove risorse, pertanto si tratta di problematiche in via
di risoluzione. Quanto a noi, qui, abbiamo cercato di rivedere orari ed aperture, in modo da accogliere il più possibile le richieste di informazioni o assistenza.
Intanto, come tutte le altre Ambasciate, lavorando nel bilaterale miriamo a promuovere il meglio della collaborazione italo-danese e a facilitare così la permanenza degli italiani in Danimarca”.
A Fredericiagade
La Residenza dell’Ambasciatore d’Italia, edificio settecentesco situato nel quartiere di Frederickstaden, è nelle immediate vicinanze del Castello di Amalienborg, dimora invernale della famiglia reale danese. Tra le più prestigiose sedi diplomatiche italiane all’estero, il Palazzo di Fredericiagade agevola lo svolgimento del ruolo di rappresentanza diplomatica e di promozione del Sistema Paese, del design e della bellezza, in una suggestiva cornice architettonica tutta italiana.
“Ogni mattina, non appena compare la luce, la nostra bandiera, viene issata insieme alla bandiera europea, il vederle sventolare insieme, una accanto all’altra, specialmente nei giorni di sole, è un vero piacere.
Perché la bandiera, emblema ufficiale della Repubblica, ha un modo immediato di parlare per noi a chi ci è intorno.
In Danimarca, la bandiera nazionale è importantissima. Anche noi dobbiamo pensare alla nostra come al simbolo a cui dobbiamo rispetto perché ci distingue, ci rappresenta; anche all’esterno degli uffici pubblici ha il ruolo di esprimere accoglienza per il connazionale e gli ricorda “facciamo del nostro meglio per servire tutti, questa è casa vostra, ma occorre che anche voi facciate la vostra parte perché, insieme, ogni cosa possa funzionare nel modo migliore”.
La lingua, veicolo di identità
“Soprattutto dobbiamo pensare alle nuove generazioni, ai giovani italiani che arrivano sempre più numerosi, anche perché oggi c’è una crescente consapevolezza delle opportunità che la Danimarca può offrire.
Dobbiamo investire con convinzione su di loro, sulla loro forza ed il loro talento e sul fatto che si distinguono magnificamente nelle realtà di cui entrano a far parte. Sono proprio loro quelli che porteranno avanti tutto ciò per cui abbiamo lavorato finora. Qui in Danimarca abbiamo una rilevante componente di giovani della nostra collettività che cerca di imparare la lingua locale, è aperta alla collaborazione, sa immediatamente integrarsi dovunque sia, con grande professionalità e dignità.
Stiamo pensando a qualcosa che possa mettere insieme i giovani studenti che abbiamo nelle Università danesi, cominciando da Copenaghen e sperando di allargare poi il gruppo italiano anche alle altre realtà, creando una sorta di catena. Forse un forum di giovani, o qualcosa del genere, che abbia un approccio fresco, una scintilla di entusiasmo che possa dare attenzione ai linguaggi generazionali, aiutandoli a venir fuori. Un luogo che avvicini i giovani a certe realtà associative mentre hanno l’animo più libero e creativo e aiutandosi tra di loro, individuando progetti che possiamo fare insieme, allo stesso tempo cercando di trarne la forza per rappresentare sempre meglio il nostro Paese.
Questo – insieme alla promozione della nostra bella lingua italiana, lingua ricca e dettagliata che va salvaguardata e promossa – è tra egli obiettivi su cui punto molto, anche incoraggiando i nostri giovani che sono nati qui ad entrare a far parte della cerchia di quanti coltivano l’italiano, sostenendolo, insegnandolo ai più piccoli e ai ragazzi, i cittadini italo-danesi di domani. Vorremmo farlo mettendo insieme esperienza, energia e quella carica passionale che contraddistingue i connazionali che già si dedicano alla diffusione della lingua italiana e che è capace di fare miracoli.
Curiosità ed entusiasmo sono alla base dei nostri progetti: ci permetteranno di ottenere risultati a cui miriamo e di continuare a guardare avanti con fiducia!”.