Il ritorno di Pinocchio in Danimarca a cura di Luca Morelli

21 Gennaio 2025
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Il ritorno di Pinocchio in Danimarca
a cura di Luca Morelli

Pinocchio è entrato in tutte le case del mondo.
Non è un’esagerazione: esistono versioni in più di 190 lingue, rendendolo senza dubbio il testo più tradotto della letteratura italiana. Si trovano edizioni in lingue locali anche in paesi come Etiopia, Islanda, Cina, Nuova Zelanda, Malesia e perfino Tibet.

Anche la Danimarca non fa eccezione, dove il burattino è tornato di moda: al Det Kongelige Teater è in scena uno spettacolo sulle sue avventure fino al 30 dicembre, mentre al Tivoli si è appena concluso un musical ispirato alla sua storia.
Quest’anno, il celebre traduttore italo-danese Thomas Harder ha curato una nuova traduzione del libro. Insieme a Pia Schwarz Lausten, professoressa di letteratura italiana all’Università di Copenaghen e autrice della prefazione sulla traduzione, riflettono sul significato del viaggio di Pinocchio.

Nato a Copenaghen da una famiglia italo-danese, figlio d’arte, di Maria Giacobbe e Uffe Harder, Thomas è noto per le traduzioni di opere di autori italiani e internazionali, tra cui Boccaccio, Camilleri, Eco, Collodi, Rushdie e Zadie Smith.
Dal suo studio di Copenaghen, interrompe il lavoro su Montalbano per rispondere alla nostra videochiamata. Gli scaffali che fanno da sfondo sono sommersi da centinaia di libri.

“Ho iniziato a tradurre un po’ per caso. Non ho mai vissuto in Italia, ma è da quando sono bambino che vado in Italia per lunghi periodi. Sempre a Roma, Milano, e Sardegna. A volte ho come l’impressione di aver avuto una doppia infanzia. In Italia vedevo una maggiore intensità, non c’era bisogno di evitare le discussioni, anche animate. Mentre in Danimarca mi sembrava che la gente cercasse di non andare in disaccordo. Il dramma, qui, non è evidente. Una mia cugina dice che la Danimarca è un paese magnificamente noioso. Per lei la noia ha un’accezione positiva, è un pregio. Credo volesse intendere che, grazie a un sistema di regole, il cittadino ha meno elementi stress”.

La storia di Harder è molto articolata. Ha lavorato anche come interprete, giornalista, autore di saggi storici e biografie.

“Ho insegnato storia politica e cultura italiana alla CBS e KU. Poi mi sono ritrovato a scrivere, specialmente biografie, come la storia di Thomas Larsen o del prete partigiano Paolo il Danese.
Riguardo Pinocchio, non è la prima volta che traduco, era già successo nel 1999. Era l’unico completo, e nuovo, disponibile in danese. Il problema era che si trattava di versione di nicchia, grazie alle sue illustrazioni erotiche. Questo ha ridotto il pubblico che poteva approcciarsi a questo libro. C’è anche un’altra versione di questa mia traduzione, pubblicata da Høst, che usa le bellissime illustrazioni di Roberto Innocenti che vennero usate per una traduzione inglese del 1988.
Ma non si trova molto facilmente”.

Forse per questo, e considerato che le traduzioni precedenti di Pinocchio erano incomplete, la casa editrice Hoff & Poulsen ha deciso di pubblicarne una nuova versione, sempre tradotta da Thomas Harder. Ma, a livello di linguaggio, cosa cambia?

“Non molto, per lo più sfumature. Ad esempio abbiamo scoperto che la fata ha i capelli turchini, che non è turchese, ma un’altra tonalità di blu. Quello che per me era importante era non far finta che la Toscana dell’800 sia la Danimarca di oggi. Le differenze devono rimanere visibili. Il periodo storico è diverso; è sì fantastico, ma descritto con molto realismo. Per me è stato più facile rispetto ai miei predecessori. L’Italia dell’800 risulta meno esotica, il lettore la conosce meglio. Non c’è bisogno di spiegare che cosa sono i tortellini o i tortelloni”.

“Harder sa di rivolgersi a un pubblico più globalizzato e cerca di preservare la cultura originale, mantenendo molte parti del testo poco conosciute,” aggiunge Pia Schwarz Lausten, incontrata nel suo ufficio, dove ci mostra l’enorme manuale edito da Treccani dal titolo Atlante Pinocchio – La diffusione del romanzo di Collodi nel mondo (Treccani, 2024, 788 pag.), per il quale ha curato la parte relativa alla Danimarca.

“Se è più facile per i lettori danesi leggere una versione più simile all’originale oggi? Sì, la cultura italiana è un po’ penetrata in quella danese, e gli elementi che prima potevano respingere il lettore, adesso non lo fanno”.

Per capire l’impatto del burattino nel globo, ai bambini si dice, un po’ ovunque e da generazioni, di non dire bugie, altrimenti il naso cresce. In Danimarca che impatto ha avuto sulla cultura?
“Pinocchio ha avuto un ruolo di culto. Soprattutto grazie al film Disney, dal ’40 in poi. Haribo, produttore danese di caramelle, mise in commercio nel ’47 le palline di Pinocchio, che furono un grande successo fino agli ’90. Venivano mangiate da tutti e sulla confezione era rappresentata l’immagine disneyana di Pinocchio”.

Per Pia ora Pinocchio non ha più un ruolo centrale nella cultura dell’infanzia danese, ma non l’ha persa del tutto. “Basti pensare a tutti gli spettacoli che si trovano in giro per Copenaghen in questo periodo, o che lo show di Natale della Disney, che è una tradizione vedere in famiglia, ha come uno dei protagonisti il grillo parlante. È una storia che non cade nell’oblio, ma ha continue rinascite ed interpretazioni”.
Sicuramente, così come la cultura, anche la lingua cambia, e nuove traduzioni e adattamenti sono fondamentali.
Per Thomas, Pinocchio è “una pietra miliare della letteratura italiana ed europea. Non so se è solo per ragazzi. Uno degli editori mi ha detto che questo è uno dei libri più strani che abbia mai letto”.

Pinocchios eventyr: Den originale historie. Hoff & Poulsen, 2024.
Forord af: Pia Schwarz Lausten
Oversætter: Thomas Harder

 

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