QUANDO LA MAMMA TI DICEVA DI RIORDINARE LA TUA STANZA
Viaggio tra il disordine e il disagio insieme a Delfina Fornari, professional organizer a Copenaghen
di Monica Lucignano
Per la maggior parte degli adolescenti “metti in ordine la tua stanza !” è un’imposizione necessaria al mantenimento della pace familiare, fondamentale anche per il processo di crescita dell’individuo. Che cosa succede, però, quando svogliatezza e pigrizia si traducono in un disagio che può portare a sviluppare una vera e propria patologia? Nel 2013, infatti, la disposofobia (accumulo indiscriminato di oggetti da cui il soggetto non riesce a staccarsi) viene sganciata dal disturbo ossessivo-compulsivo per diventare una patologia a sé stante. Prima che questo avvenga, contattate Delfina Fornari, consulente certificata del Metodo KonMari* per il riordino della casa. Chiediamo a Delfina come ha deciso di dare questa svolta alla sua vita.
Qual è stato il tuo incontro con la Danimarca?
Durante il Master all’ Università di Pavia, grazie al programma Erasmus, conobbi degli studenti danesi. Diventammo amici ed io imparai tanto sulla Danimarca mentre cercavo di soddisfare la loro sete di conoscenza sull’Italia. Indecisa se fare un PhD in Inghilterra, alla fine, mossa anche dall’amore, decisi di andare in Danimarca.
Come hai scoperto il metodo di Marie Kondo?
All’aeroporto di Milano; stavo acquistando un libro quando sulla cassa vidi “Il magico potere del riordino” di M. Kondo e lo comprai. Non potevo più negare che c’era qualcosa che non funzionava in casa. Era irritante, ogni mattina, cercare di trovare, in pochi minuti, cuffie, guanti, chiavi, borse, e poi lo sfinimento di mettere la casa in ordine per ricevere gli ospiti di sabato sera! A casa cominciai subito a leggere. Ad essere sincera, alcuni consigli mi sembrarono assurdi, esotici e strani tanto che ne risi sarcasticamente e smisi di leggere per almeno sei mesi. Un giorno, frustrata perché avevo perso 10 minuti cercando non ricordo cosa, presi il libro e dissi a me stessa “ok, farò tutto quello che dice, persino ringraziare i calzini! Non ho più scelta, devo fare qualsiasi cosa per non perdere più il mio tempo e la mia vita a cercare le cose o a riordinare casa!”. Seguii alla lettera ogni consiglio, anche se non ci credevo e lavorai fino alle due di notte. Il giorno dopo in casa c’era una pace ed una armonia mai sentite prima. Continuai con il metodo per circa due mesi. La nostra vita si trasformò. Le mattine erano piene di tempo, non di stress. I sabati con ospiti, rilassanti e piacevoli, poiché ci volevano dai 7 ai 20 minuti per riordinare casa. Il disordine non ci faceva più paura perché avevamo imparato a trasformarlo in ordine investendo un’energia ed uno sforzo veramente minimo.
Come sei diventata consulente certificata del metodo KonMari?
Seguendo il corso di formazione per nuovi Consulenti a Londra, con Marie Kondo e la sua assistente Nozomi. Poi l’apprendistato imperniato sull’approccio alle diverse problematiche dei clienti. Quando sostenni l’esame scritto non lo superai, malgrado la mia preparazione teoricamente impeccabile. Il team di docenti mi consigliò allora di meditare sul metodo ogni giorno per 3 mesi. Con un approccio diverso, non cerebrale (come ero abituata per i miei studi), ma basato sul cuore e l’anima rifeci l’esame e lo passai a pieni voti! Presi poi la certificazione dopo un’intervista che aveva lo scopo di conoscermi come persona, con la mia storia ed etica. Una volta certificato, il livello di un Consulente KonMari si misura dal verde all’argento, all’oro, al platino ed infine al Master. Mantenendo la licenza annuale, un consulente ha la possibilità di essere in formazione permanente attraverso corsi, conferenze e tutorships. Attualmente il mio livello è Platino.
In cosa consiste l’attività di consulente?
Nell’assistere chi vuol ritrovare la gioia in casa, trasformandola da un posto di stress in uno di ricarica. Li aiuto a concretizzare i loro bisogni e le loro visioni, poi passo ad assisterli nell’individuare quali oggetti resteranno in casa e quali oggetti verranno tolti. Durante tutto il processo è sempre il cliente che prende le decisioni, io lo assisto nel chiarire la risposta più vera dentro di sé. In questa prima fase si ha, come risultato, una riduzione nella quantità degli oggetti, quello che negli Stati Uniti si chiama “Downsizing”, ma che io chiamerei “Rightsizing”. Infatti il nostro scopo non è di ridurre ma di vivere circondati da oggetti che fanno piacere e sono funzionali ai sentimenti e alle necessità pratiche dei clienti. Infine, la fase finale consiste nell’organizzare gli oggetti rimasti in casa.
Casi tipici: individui che lavorano da casa e non riescono a concentrarsi in un ambiente disordinato e vanno sotto stress, come le coppie che traslocano insieme trovandosi con un corredo doppio, come quelli che ricevono in eredità oggetti da gestire, coppie di mezza età con oggetti accumulati da una vita che tolgono spazio alla vita di adesso, oppure gente che per vari motivi necessita di traslocare in un posto più piccolo.
Perché si ha bisogno di aiuto per il decluttering?
Molta gente si sente frustrata quando, dopo tanto impegno per riordinare, ricade nei problemi di prima, finendo in un meccanismo di riordino-soddisfazione/disordine-frustrazione. Un consulente di qualsiasi metodo di riordino aiuta nel creare spazio, nel creare rendicontabilità, nel chiarire i dubbi e trovare delle buone soluzioni di organizzazione. Avere accanto un Consulente KonMari aiuta, inoltre, ad uscire dai cerchi ripetitivi definitivamente. Questo grazie alla trasformazione interna che si realizza quando si completa l’intero processo. Nasce nell’individuo un senso di gratitudine, serenità ed una migliore amministrazione della casa ma anche della propria vita che spesso diventa parte integrante del nuovo “dopo” del cliente.
Differenze tra la disposofobia in Italia e in Danimarca?
Non ho mai trattato la disposofobia; parlerei di difficoltà nel separarsi da oggetti specifici per le persone dei due paesi. Fra gli italiani ho riscontrato spesso il dilemma del regalo: si tengono alcuni doni solo per obbligo sociale. I danesi, invece, hanno difficoltà nel separarsi da oggetti di designer famosi. Malgrado alcuni di essi siano ingombranti, non amati e non usati, separarsene è per loro un argomento sensibile e delicato.
Credi sia eccessivo medicalizzare un fenomeno come l’accumulo compulsivo?
Durante la nostra formazione professionale ci è stato raccomandato di non prendere clienti con segnali di accumulo compulsivo. Infatti tali clienti necessitano di esperti con una formazione accademica adeguata e non di Consulenti di riordino come noi.
Quali sono i motivi che spingono una persona a circondarsi di oggetti fino a limitare la vivibilità dei propri spazi?
Per la mia esperienza, la casa sembra piccola se manca una giusta organizzazione degli oggetti; questa impressione diventa realtà se subentra un accumulo non selettivo di oggetti con valore sentimentale o con l’idea che, prima o poi, ci torneranno utili, se facciamo shopping per distrazione o divertimento, se manchiamo di gestire tutto il materiale all’attivo (lettere amministrative, materiale cartaceo di vario genere tra cui appunti di corsi, depliants, brochures etc). Infine, nuovi capitoli della vita -di natura professionale o privata che siano- possono distrarci dal selezionare gli oggetti che, entrando in casa, finiscono per ridurne lo spazio.
Ragazzi, se non volete che la mamma e il papà chiamino i rinforzi, mettete in ordine la vostra stanza! E se avete qualche dubbio, chiamate Delfina.
*Marie Kondo scrive libri sull’economia domestica e ha ispirato una serie Netflix.





