Cappuccino? Mai dopo le 11! di Gisella Paccoi

5 Maggio 2019
Comments off
2.552 Views

Cappuccino? Mai dopo le 11!
di Gisella Paccoi

Il bar è una presenza puntuale nella vita degli italiani che, in quel luogo accogliente, amano consumare preferibilmente il caffè, in ogni sua forma, ma anche bevande alcoliche o aperitivi, con una spesa media procapite di €.2,40 al giorno. Ma il bar è anche luogo di ritrovo storico, simbolo di uno stile di vita all’aperto, tra gli altri. Oltre che un modello di impresa che con i suoi circa 149.200 locali distribuiti in tutta la penisola, raggiunge un fatturato annuo di 18 miliardi.

Provate a chiedere a un italiano all’estero, in qualunque parte del mondo si trovi, di cosa prova maggiormente nostalgia. Quasi certamente risponderà (una volta esaurita la lista dei familiari) che sente la mancanza del bar italiano.
Provate a dare un’occhiata ad un qualunque bar, nella fascia oraria che va dalle sette alle nove di mattina: probabilmente, sarà quasi impossibile entrarci, dalla gente che c’è. Alcuni entrano in fretta e furia, ordinando il caffè mentre sono ancora sulla porta, alzando una mano che ha già i soldi spicci contati, pronti per pagare. Non bevono il caffè: lo ingoiano in un solo sorso, lo mandano giù come fosse una medicina, sempre restando in piedi. E poi scappano di nuovo. Cercate per strada: probabilmente hanno lasciato la macchina in doppia (o tripla!) fila. Di quel caffè ne hanno bisogno per svegliarsi, perché come lo fa il bar, non lo fa nessuno.

Atri invece si piazzano davanti al bancone, con il cappuccino e il cornetto (o brioche, o lievito, dato che il nome di questo dolcetto cambia con la latitudine), e fanno una vera e propria colazione. Forse, a casa hanno bevuto un caffè, o forse neanche quello: sono usciti di corsa per sfuggire a tutte le chiacchiere mattutine, oppure hanno appena terminato le incombenze quotidiane come accompagnare i bambini a scuola, e si concedono una piccola pausa tranquilla nel loro luogo “hyggelig”. Per altri ancora, quella della colazione è solo una scusa per una sosta al bar. Dove altro si può avere la certezza di trovare il volto sorridente del barista, che non solo deve saper preparare un ottimo caffè o un cappuccino esattamente come lo vogliamo, ma deve anche essere in grado di modulare la conversazione e lo scherzo a seconda dell’umore di chi ha di fronte? E cosa dire poi del giornale fresco di stampa e degli amici con i quali commentare le notizie specialmente quelle relative al calcio? Per queste persone, il bar è il vero luogo di incontro, il salotto fuori casa, la sosta irrinunciabile per nutrire il proprio desiderio di socialità.
Entrando però nello stesso bar nel pomeriggio non lo riconosceremo. Dove sono le persone indaffarate, affannate, stressate, che si affollavano intorno al bancone a prima mattina? Qui ora ci sono solo persone serene, sorridenti, sedute ai tavolini a sorseggiare la bevanda preferita (forse un tè,o un aperitivo, a seconda dell’ora) sgranocchiando qualcosa.

Questo è il momento creativo, in cui le chiacchiere si trasformano in filosofia, la voce si abbassa e gli argomenti diventano profondi. E mentre i legami si rinforzano, dando vita a relazioni migliori, il bar va via via trasformandosi in “caffè”, ossia un luogo un po’ piú elevato, di aggregazione, dove darsi appuntamento per trascorrere del tempo in tutto relax.
E fu proprio il Caffè, posto di ritrovo per la borghesia mondana più ricercata, che a metà dell’ottocento raggiunse in Italia il suo momento di maggior splendore. Nacquero poi i primi caffè letterari, punti d’incontro e di vivace dibattito, che favorirono il proliferare di scambi culturali tra poeti ed artisti internazionali dell’epoca. Il Gambrinus di Napoli, dove Gabriele D’Annunzio compose i versi della celebre canzone “A’vucchella”, o Matilde Serao fondatrice del quotidiano “Il mattino”, prima donna in Italia a fondare e dirigere un giornale, amavano intrattenersi.

E ancora il caffè Greco in prossimità di Piazza di Spagna, fondato nel 1760, il più antico d’Italia, luogo in cui amava soffermarsi anche lo scrittore e poeta H.C.Andersen durante il soggiorno romano che gli ispirò il romanzo l’Improvvisatore.
Ogni città italiana può vantare con orgoglio il proprio caffè storico. Dal Florian di Venezia al Gilli di Firenze, senza dimenticare il Cova di Piazza della Scala a Milano. Ambienti ancora oggi capaci di conservare l’atmosfera del passato, fatta di tutte le belle vibrazioni lasciate dalle persone che, nel tempo, si sono sedute su poltroncine e divanetti di prestigio, tra decorazioni d’epoca.
Nel tempo, e con l’avvento del boom economico, il bar divenne abitudine per un pubblico più ampio, e la pausa caffè quotidiana un appuntamento irrinunciabile, parte integrante e distintiva dello stile di vita italiano ancora oggi.
Basterà così la spontanea richiesta di un cappuccino dopo pranzo da parte di un turista, a rimarcare la differenza, attirando l’attenzione dei presenti.
Quello degli italiani per il caffè è un vero culto e, abbinarlo al latte si, ma rigorosamente entro le 11 del mattino!

_________________________

Se vi ha divertito questa piccola istantanea su un aspetto della vita in Italia, potrete trovarne altre nel libro “49 esperienze da fare in Italia per capire gli italiani”, scritto nell’ambito del progetto “Snakkemedmax” dedicato a chi vuole imparare la lingua italiana e scoprire di più sull’Italia e le sue tradizioni.
Tenete d’occhio il nostro sito, snakkemedmax.net: tra non molto saremo online!

Comments are closed.