Teatri Trentacinque, una ricerca intensa fra luci, ombre e rigore di Alessandra Magnacca

10 Aprile 2020
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Teatri Trentacinque, una ricerca intensa fra luci, ombre e rigore
I“Tableaux Vivants” conducono lo spettatore in un tempo e in uno spazio altri, dando vita ad un’esperienza emotiva, mistica e sensoriale
di Alessandra Magnacca

Lo scorso 11 dicembre, l’Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen ha ospitato l’opera “Caravaggio e i Caravaggeschi”, musica, teatro e arti visive dei Teatri Trentacinque, in collaborazione con la Nuova Orchestra Scarlatti di Napoli. Un lavoro costruito attraverso la tecnica dei “Tableaux Vivants” in dialogo con la musica barocca napoletana. Un’esperienza immersiva, celebrazione dell’arte scenica nella sintonia tra corpi, che ha trasportato il pubblico in una dimensione collettiva, dando vita ad un inaspettato spazio di intimità fra artisti e spettatori.

Con Teatri Trentacinque, Napoli si rivela ancora una volta fucina per la nascita di prassi artistiche innovative, costruite con visione, coraggio e disciplina. Un teatro che si svela mostrando la sua nudità, la sua fatica e le sue altezze, dove gli attori lavorano senza quinte e senza rifugi, esposti con estrema fragilità alla potenza dell’atto scenico, con una costante tensione verso il più alto grado tecnico e creativo.

La compagnia teatrale, il cui nucleo artistico è composto da Gaetano Coccia, Francesco Ottavio De Santis e Antonella Parrella, lavora da anni in totale sintonia sulla tecnica dei tableaux vivants ed a Copenaghen ha portato in scena la rappresentazione fedele di alcuni famosi tableaux del maestro Caravaggio, proponendo un percorso tra le “tele” che hanno fatto grande l’Arte a Napoli nella prima metà del ‘600 e dove la scena viene costruita e decostruita, senza mai celarsi agli sguardi del pubblico.
“In questo lavoro tutte le mansioni che si svolgono sono necessarie e sempre a vista, e per questo siamo, e dobbiamo essere, attrezzisti, scenografi, attori, protagonisti e comparse”- ci racconta Francesco Ottavio De Santis-“ in questo essere a servizio della scena, senza finzione, c’è tutta la potenza di un teatro che non imita la realtà ma la porta in essere, rappresentando la vita.”
Quella dei tableaux vivants è una modalità espressiva antica che esprime rigore nell’esecuzione, memoria procedurale, ascolto del tempo musicale, controllo del corpo e delle espressioni del viso, arrivando al pubblico sotto forma di emozione. Nata nel ‘700, sviluppatasi in Europa nei primi anni del ‘900 e rappresentata poi da diversi artisti, tra cui Pasolini.

In bilico fra l’artista e l’opera d’arte
“Arrivare alla costruzione del quadro non è il fine, ciò che viene ricercata è una modalità di lavoro in cui il corpo è semplice strumento, un mezzo alla pari di una stoffa”- aggiunge Antonella Parrella- “non c’è interpretazione, suggestione o commento; c’è la musica e la ricerca di una forma precisa, semplice e reale, pur se destinata ad un rapidissimo svanire, e c’è la ricerca di un crescendo emotivo che giunge allo spettatore che ne partecipa senza mai essere coinvolto direttamente.”
In una fase storica di grande crisi per il teatro, la contaminazione fra linguaggi artistici differenti – performing art, musica e arte visiva – rende assolutamente contemporanea la prassi artistica della compagnia di Teatri Trentacinque, nella cui opera ritroviamo sacralità del rito, disciplina ferrea e tensione a spostare l’obiettivo – che probabilmente non verrà mai raggiunto – sempre più avanti. Tutte caratteristiche fondamentali a restituire al teatro il senso della sua identità, della sua potenza e della vitale necessità che continui ad esistere.

“L’opera di Caravaggio è stata per noi un veicolo di recupero della teatralità che ha permesso di trasformare un lavoro sperimentale in un atto scenico in cui il corpo, colto nella sua intrinseca condizione di imperfezione, si mostra attraverso il pudico gioco tra luce e ombra che svela senza mostrare e rimanda senza ostentare”- le parole di Gaetano Coccia -“Un taglio di luce, come nei quadri di Caravaggio, è arrivato a noi “Per Grazia Ricevuta”, che per uno strano scherzo del destino è anche il titolo della nostra prima performance.”

Napoli, la nostra officina
Teatri Trentacinque – il cui percorso artistico internazionale è ormai ventennale – sono un gruppo affiatato e condividono le stesse passioni.
“Questa città è sicuramente il luogo in cui abbiamo iniziato a sentire l’esigenza di esprimerci, ed è la città dove abbiamo scelto di vivere e di creare i nostri lavori, che vengono poi rappresentati altrove. Napoli è la nostra casa, il nostro spazio creativo, la nostra officina. Qui Caravaggio ha influenzato gli artisti a lui contemporanei, soprattutto napoletani, ed è stato apprezzato poi da pubblico e critica verso la seconda metà del ‘900”.
“Nelle nostre performance i suoi dipinti più celebri, come la Madonna dei Pellegrini, Giuditta e Oloferne, le Sette Opere di Misericordia, si compongono sotto l’occhio dello spettatore coinvolto in un’esperienza mistica e sensoriale. Caravaggio esce dal tableau vivant e si sente, si tocca, si respira, si vede.”

www.teatri35.it

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