Coronavirus: tra speranza e ricerca, ma la strada è ancora lunga a cura di Grazia Mirabelli

16 Giugno 2020
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Coronavirus: tra speranza e ricerca, ma la strada è ancora lunga
a cura di Grazia Mirabelli

Direttore del Dipartimento melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto tumori Pascale di Napoli, il professore Paolo Ascierto è studioso apprezzato a livello internazionale. Di lui e del Tocilizumab, sperimentato a Napoli dalla sua equipe su pazienti affetti da coronavirus, ha scritto anche il New York Times. Un contributo fondamentale per la ricerca in questa emergenza, e non solo in Italia.

Lo contattiamo sui social dove, dopo solo qualche ora ci risponde personalmente. Affabile e sempre disponibile, aldilà del grande impegno che in questi mesi lo ha visto sulla breccia, anche nelle ore più difficili, Paolo Antonio Ascierto ha avuto per primo l’intuito di utilizzare il Tocilizumab in Italia, a Napoli, su pazienti Coronavirus.

Allora professore, possiamo finalmente dire che la sua cura funziona aldilà del cauto ottimismo?
“La cura con il Tocilizumab, che non agisce sul virus, ma sulla complicanza della polmonite indotta dall’infezione, ha dato sicuramente dei buoni risultati, almeno sulla coorte di pazienti trattati presso il Cotugno, dove abbiamo avuto risultati molto incoraggianti con un miglioramento della sintomatologia in circa il 70% dei pazienti Covid-19. L’idea di utilizzare il Tocilizumab, un farmaco approvato, oltre che nell’artrite reumatoide, anche nella gestione degli effetti collaterali da CAR-T cell therapy, utilizzate nella cura di alcune neoplasie ematologiche, nasce proprio dalla similitudine che vi è tra le polmoniti immuno correlate e quelle indotte dal Covid-19.
In entrambe i casi infatti vi è una tempesta citochinica alla base delle CRS (sindrome da rilascio di citochine), responsabile dei danni indotti dalla SARS-CoV-2, in particolare della polmonite.
Abbiamo trovato, sia nella polmonite che si scatena in seguito all’infezione da Covid-19, sia nella polmonite che si verifica come effetto collaterale, una elevata associazione con l’interleuchina 6. Da qui appunto l’idea di utilizzare il Tocilizumab, idea confermata anche dai colleghi cinesi, che già avevano sperimentato il farmaco su 21 pazienti, ottenendo un ottimo risultato su 20 di essi.
Così il 19 marzo scorso abbiamo iniziato con l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) lo studio clinico di fase 2, Tocivid-19, su 330 casi, con l’obiettivo di valutare, con rigore scientifico, la percezione che avevamo, e l’effettiva riduzione della mortalità nei pazienti trattati”

Fondamentale intervenire subito

Nel frattempo, mentre gli incoraggianti risultati AIFA pervenuti il 13 maggio scorso, confermano una percentuale di guarigione attestata intorno al 70/80 % dei pazienti trattati, la ricerca è andata avanti senza sosta e un altro preparato, il Sarilumab, ancora alle primissime evidenze, sembra riscuotere ottimi risultati. Se ne è parlato il 28 aprile scorso all’American Association for Cancer Research, uno dei più grandi congressi mondiali di oncologia, dove Ascierto è intervenuto in modalità virtuale.

“Abbiamo somministrato il Sarilumab a 15 pazienti per via sottocutanea. I sette che non erano intubati hanno mostrato un miglioramento già nelle 24-48 ore. Un dato significativo che ci conferma quanto sia importante intervenire con il trattamento già nelle fasi precoci della malattia”.
Virologi, epidemiologi e tutta la comunità scientifica, sono allertati intorno allo studio di questa pandemia e ogni giorno si scopre qualcosa in più sulle caratteristiche del virus che ha cambiato le abitudini di tutti noi. Ma ricordiamo che fondamentale, nella battaglia di questi mesi, è stato il contributo di tutti attraverso il distanziamento sociale che ha permesso di rallentare la diffusione del virus, consentendo agli operatori sanitari di guadagnare tempo, ed evitando che un’esplosione di contagi congestionasse le strutture sanitarie.
Dobbiamo imparare a convivere con questo virus

Cosa abbiamo imparato di questo virus e cosa ancora non sappiamo che sarebbe invece indispensabile conoscere?
“Abbiamo a che fare con un virus giovane, di cui sappiamo ancora troppo poco. Ad esempio quanto dura l’immunità che è in grado di generare? In questi mesi abbiamo imparato che è un virus che muta, ma dobbiamo ancora sapere quali saranno le implicazioni di queste mutazioni. Qualcuno sostiene anche che il virus potrebbe scomparire con l’arrivo delle temperature elevate. Purtroppo abbiamo solo dati di laboratorio senza alcun ulteriore elemento scientifico su cui basare questa affermazione; sono ancora tante le domande senza risposta. La scienza sta cercando di sviluppare un vaccino che però richiede i tempi giusti per poter essere testato sull’uomo e valutarne le possibili controindicazioni. Se tutto va bene ne cominceremo la sperimentazione anche a Napoli, in autunno, ma sembra improbabile poterlo avere prima di giugno 2021. Nel frattempo un farmaco antivirale specifico non c’è e stiamo somministrando quelli utilizzati nell’HIV o nell’infezione da virus Ebola e anche il Tocilizumab, importante nel trattamento della complicanza, la fase più pericolosa.

La speranza è di avere quanto prima una serie di supporti farmacologici o un vaccino, che riescano a rendere meno spaventosa questa infezione”.
La task-force dei medici napoletani si è distinta e si è parlato di un modello napoletano nella gestione dell’epidemia. Cosa si sente di dire alla città di Napoli ed alla Campania tutta ,che l’ha sempre sostenuta, arrivando perfino a perdonarle la sua passione calcistica per la Juventus…

“La popolazione campana è stata straordinaria e se in questo momento ci sono numeri così incoraggianti, che raggiungono contagio zero, è sicuramente dovuto al senso di responsabilità dei campani. Si, siamo stati bravi. Questo però non vuol dire che bisogna abbassare la guardia. Dobbiamo fare attenzione, imparare a convivere con il virus, e questo significa mascherine, distanziamento sociale, lavare spesso le mani, evitare gli assembramenti, delle costanti finquando non avremo un vaccino che determinerà una immunizzazione di massa. Nel prossimo futuro dovremo sempre tenere in mente questi comportamenti per evitare una ridiffusione del contagio”.

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