IL TRULLO DI ALBEROBELLO:
Riscatto economico e sociale della storia pugliese.
Da rifugio per la classe agricola a patrimonio UNESCO
di Luisa Del Prete
Quando si pensa alla Puglia, a quella magica Regione italiana fatta di sole, mare e grandi distese di uliveti, non si può non pensare ad uno dei suoi simboli più iconici: i trulli di Alberobello. Il trullo viene storicamente identificato come un alloggio temporaneo nelle campagne pugliesi o, talvolta, abitazioni permanenti per gli agricoltori. Dalla forma conica prevalentemente in pietra a secco, tradizionale della Puglia centro meridionale, questa costruzione riempie le valli della regione centrale e, negli anni, ha mutato completamente il suo significato, come ci spiega anche il Sindaco della Città di Alberobello Francesco De Carlo: «Il trullo ha avuto, come tutti i patrimoni, degli alti e bassi. C’è stato un periodo, principalmente post Seconda guerra mondiale, dove molti trulli sono stati abbattuti per edificare nuove abitazioni. Per fortuna, tra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ’30, la nomina del trullo a “monumento nazionale”, ha permesso di mantenere quelli che sono i rioni più importanti che oggi abbiamo e a conservare questo patrimonio. Questi abbattimenti avvenivano perché il trullo ha sempre rappresentato la povertà e la difficoltà economica, essendo una costruzione prevalentemente della classe agricola, quindi il proprietario, che allora non aveva cognizione del patrimonio, lo vedeva come un’imposizione il preservarlo. Quindi, volendo riscattarsi dalla “condizione di povertà”, appena ne aveva la possibilità, cercava di eliminarli per costruire altro».
LA STORIA DEL TRULLO
La città di Alberobello è, da sempre, riconosciuta come la “patria dei trulli”. Passeggiare per le strade del paese è un vero e proprio tuffo nel passato, nella bellezza e nella ricchezza della cultura contadina, nella tradizione pugliese e in tutte le sue meravigliose sfumature. «La cultura del trullo – afferma il Sindaco – è connessa non solo alla pietra, come materiale, ma metaforicamente anche al lavoro, al recupero dell’acqua legata alla struttura che permetteva all’acqua di scivolare verso il basso e andare in una cisterna d’acqua posta sotto il trullo nella terra. Dietro la struttura conica c’è un mondo: veniva utilizzato quel modo di costruire e di riutilizzare la pietra proprio perché dalle nostre parti se ne trova tantissima. La particolarità, inoltre, del trullo di Alberobello è che, a differenza del trullo della Valle d’Itria (zona circostante Alberobello e composta da piccoli paesi che hanno anch’essi la cultura del trullo), è più grezzo e tecnicamente più resistente, mentre l’altro è molto perfetto ed anche con parti di cemento». Ma la cosa che più conta e che dà l’effettiva struttura a questo simbolo sono i legami e le radici che tengono viva questa cultura, diventato nel 1996 patrimonio UNESCO: tra i primi del Sud Italia.
1996: LA CORSA VERSO L’UNESCO
Il trullo di Alberobello è stato tra i primi patrimoni del Sud Italia ad essere riconosciuto dall’UNESCO. Il racconto della corsa all’UNESCO è una storia di puro orgoglio cittadino, come ci racconta anche il Sindaco: «In quel periodo io ero assessore al turismo ed ho curato col Comitato la candidatura per diventare Patrimonio Unesco.
L’abbiamo fortemente voluto perché in quel momento storico le candidature del Sud Italia erano quasi nulle, una minima parte in confronto ai riconoscimenti italiani; quindi, noi ci siamo impegnati molto per fare questo. Il risultato che abbiamo ottenuto è stato perché la valutazione dell’UNESCO ha apprezzato tantissimo che quest’opera, i trulli di Alberobello, non siano stati frutto del lavoro di un grande architetto, ma sono stati costruiti dalla realtà contadina del paese con un percorso dal basso. È il riconoscimento che è andato ai nostri nonni e bisnonni: coloro che inconsapevolmente stavano costruendo un patrimonio culturale così importante». Una nomina che ha dato un valore immenso a tutte le persone che hanno costruito una storia così grande. Ed è un orgoglio che pian piano i cittadini di Alberobello hanno fatto crescere sempre di più attenzionando sempre di più la città ed il patrimonio e facendolo diventare un grandissimo polo di attrazione turistica. Infatti, se si guarda al passato di Alberobello si ha una visione meravigliosa, ma se si guarda in prospettiva futura è ancora più bello.
IL FUTURO DI ALBEROBELLO
«Alberobello è una delle città più visitate della Puglia che ha picchi di affluenza altissime che per una città piccola crea delle difficoltà, ma ci siamo dati un’organizzazione molto razionale. Abbiamo spostato il flusso delle auto nelle periferie che, essendo Alberobello molto piccola, si riesce a raggiungere il centro facilmente a piedi.
Abbiamo deviato questo flusso pian piano per dare più pedonalità al centro storico. Stiamo attivando anche dei percorsi protetti per le biciclette e stiamo lavorando anche ad un servizio di trasporto pubblico che attualmente non c’è, ma i collegamenti sono in continua crescita». Un turismo che si apre ad una visione ancora più grande e con un occhio importante alla transizione ecologica e lo sviluppo di un turismo sostenibile. «È possibile – continua il Sindaco – arrivare in bici dalla Basilicata alla Puglia attraverso il percorso ciclabile dell’acquedotto pugliese: una strada che ripercorre ciò che ha portato l’acqua e lo sviluppo della nostra Regione, immergendosi nelle meraviglie del nostro territorio, a contatto con la natura e con i profumi del mare e della terra. Stiamo continuando ad attenzionare e valorizzare le periferie, le campagne, i percorsi in bicicletta perché crediamo in un turismo sostenibile e che sia 365 giorni all’anno. Inoltre, voglio anticiparvi che ci stiamo candidando anche come Capitale della cultura italiana 2027 ed è per noi un momento importante, a prescindere dal risultato che potremmo conseguire: la cosa più importante è ciò che abbiamo fatto fin qui con tutta la popolazione alberobellese. È un lavoro di comunità».