L’epidemiologo Lopalco: non lasciamo che il virus corra liberamente tra noi, solo così ne rallenteremo la diffusione di Bruno Marfé

21 Settembre 2020
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L’epidemiologo Lopalco: non lasciamo che il virus corra liberamente tra noi, solo così ne rallenteremo la diffusione
di Bruno Marfé

Il prof. Pier Luigi Lopalco è considerato uno dei più bravi epidemiologi del mondo, cioè coloro che osservano il virus nel rapporto con la comunità, a differenza del virologo che osserva il virus nel rapporto con il singolo paziente. In lui si riconosce una innata simpatia che lo rende in qualche maniera molto credibile rispetto alle cose che ‘racconta’ nel suo percorso lavorativo di epidemiologo e di professore universitario.

Professore, su La Repubblica si legge “Il Coronavirus perde i pezzi“. Lei ritiene che il virus abbia perso virulenza?
L’ho letto. Occorre premettere che un articolo seppur pubblicato su una rivista scientifica deve essere valutato e poi validato da revisori che potrebbero anche modificarne il contenuto. L’articolo in questione è stato “messo in giro” prima di tale validazione. C’è poi da dire che l’articolo descrive qualcosa di atteso e cioè che il virus, nel corso dei tanti passaggi nell’uomo, possa avere delle mutazioni.
Questa mutazione che sarebbe favorevole, perché il virus diventerebbe meno aggressivo, è stata riscontrata in una piccola percentuale di ceppi virali della grande banca-dati sul virus. Se questo ceppo dovesse prendere il sopravvento sugli altri, effettivamente questo coronavirus nel corso del tempo, ma in un periodo temporale di mesi se non di anni, potrebbe diventare meno letale. Quindi bisogna stare attenti a non dare troppo risalto a tali notizie per non creare false speranze. Fra l’altro, noi non abbiamo nessuna evidenza che i ceppi che stanno circolando attualmente in Italia siano più o meno aggressivi di quelli che circolavano a marzo.

Con il rientro dalle vacanze dall’estero dobbiamo fronteggiare il picco dei contagi?
In effetti rischiamo di ritrovarci in una situazione di difficoltà, anche in dipendenza dei molti connazionali andati all’estero per le vacanze, e stiamo osservando un aumento dei casi che deve essere controllato. Questo è il principio di fondo: questo virus non bisogna lasciarlo correre… bisogna controllarlo… rallentarne la diffusione, solo così lo si può gestire evitando ulteriori rischi, altrimenti diventa ingestibile. Una realtà molto semplice ma molto difficile da accettare e allora si va alla ricerca di virus che si indeboliscono, di un vaccino i cui tempi potrebbero essere lunghi.
In realtà si dovrebbe stare attenti 24 ore su 24 seguendo tutte le procedure di sicurezza adottate sin dall’inizio?
Le regole sono quelle… uso della mascherina nei casi di assembramento, igiene assoluta in particolare delle mani, non toccarsi occhi, naso e bocca… e se non si interviene con politiche attive di controllo rischiamo di ritrovarci presto nelle condizioni di altri paesi.

E per la riapertura delle scuole?
Anche lì c’è bisogno di molta attenzione. Il rischio a scuola si può ridurre riducendolo prima di tutto fuori dalla scuola. Non si può immaginare una situazione in cui il virus è libero di circolare nella comunità e a scuola non entra. Le probabilità di circolare libero anche all’interno delle scuole saranno elevatissime e dunque potremo adottare tutti gli schemi precauzionali del mondo, tutti i banchi con le rotelle… i muri di plexiglas… ma non si potrà evitare il contagio nelle aule scolastiche. Allora bisogna fare uno sforzo complessivo.

E la teoria che i bambini possano essere pericolosi in quanto portatori asintomatici del virus?
Trasportano il virus come chiunque altro. È questa la normalità di un virus che circola fra la popolazione, anche se all’inizio i gruppi a rischio si sono dimostrati gli anziani e i pazienti con malattie sistemiche. Il virus in qualche maniera colpisce tutti, in tutte le fasce d’età, ma un’infezione in un bambino rarissimamente comporta che si sviluppi la malattia.

Perché in Italia, nonostante si siano verificate situazioni di pericolo, come gli assembramenti provocati a Napoli dalla vittoria della Coppa Italia, fortunatamente non è successo niente?
È molto semplice… perché in quel momento a Napoli non c’era il virus. Invece un assembramento è un rischio potenziale quando il virus è lasciato libero di circolare e quindi in grado di combinare un macello.
Adesso che andiamo incontro al periodo invernale conviene fare il vaccino antinfluenzale?
Si! Senza alcun dubbio. È utile eseguire da ottobre il vaccino antinfluenzale, in modo che se il soggetto si dovesse ammalare, il medico possa effettuare una corretta diagnosi escludendo patologie simili ed evitando tutti i possibili errori di valutazione. E poi, quest’inverno non sarà ‘bello’ avere febbre o tosse che potranno generare panico.
E su questa simpatica chiosa, l’intervista si è chiusa con un arrivederci al più presto per un ulteriore aggiornamento, possibilmente positivo, sulla questione coronavirus.

Intervista realizzata con l’ausilio scientifico di Carla Di Stefano Medico Patologo – Centro Vaccinale Distretto 7 ASLRoma2 e Dipartimento di Ematologia Università di Tor Vergata, Roma

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