PizzAut, la pizza che ha il sapore dell’inclusione di Benedetta Rutigliano

7 Novembre 2020
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PizzAut, la pizza che ha il sapore dell’inclusione 
di Benedetta Rutigliano

Una pizzeria alle porte di Milano, un’accademia, un food truck che stanno rivoluzionando il futuro delle persone affette da autismo, pronte a far la differenza a colpi di pizza e sorriso

È dal 2017 che la pizza, icona italiana amata in tutto il mondo, si è trasformata in elemento di inclusione per ragazzi con disturbi dello spettro autistico. “È nato tutto dalla risposta a un commento sui social”, racconta Nico Acampora, papà di Leo, bambino autistico di 12 anni. “Era il 2 aprile 2017, giornata mondiale dell’autismo, celebrata con qualche conferenza e palazzi illuminati di blu. In uno sfogo su Facebook scrissi che questa ricorrenza si sarebbe dovuta festeggiare 365 giorni l’anno: alla richiesta di concretezza, risposi che avrei voluto aprire una pizzeria gestita da persone affette da autismo”. Perché la pizza? “Almeno una volta a settimana la preparavamo a casa per vedere gli amici e far socializzare il nostro Leo. Lo abbiamo coinvolto sempre di più nella realizzazione dell’impasto, finché ha imparato. Quindi ci siamo chiesti, perché non insegnarlo ai più grandi, e trasformarlo in un lavoro per loro?”, racconta Acampora, che con la pizza onora anche le origini napoletane (sempre nel 2017 “l’arte del pizzaiuolo napoletano” è diventata Patrimonio Culturale dell’Umanità UNESCO).

Sembrava un sogno, ma grazie all’intraprendenza di Nico, che di mestiere scrive progetti sociali, è nata PizzAut, la pizzeria dove ben 10 dipendenti su 15, tra pizzaioli e camerieri, sono autistici. Fondamentali sono stati la rete con altre famiglie di Milano e Brianza, unite dalla volontà di immaginare un futuro di inclusione per i figli, e il supporto di psicoterapeuti ed esperti della ristorazione.
In Italia sono oltre 600.000 le persone affette da autismo, in Europa 4 milioni. “Nel nostro Paese”, continua Nico, “non c’è alcun interesse per chi vive questa condizione, dopo la scuola: oltre il 98% di loro non sono inseriti nel mondo del lavoro”. È per questo che lo scorso 29 luglio Acampora ha festeggiato il suo 49esimo compleanno in modo unico, e con i primi dieci ragazzi formati per la ristorazione (tutti affetti da Disturbi Specifici dell’Apprendimento o DSA), ha raggiunto i politici a Montecitorio per sensibilizzarli sul progetto di legge sull’inclusione lavorativa presentato dal senatore Eugenio Comincini.

Come? Grazie a un food truck, il PizzAutoBus, approntato durante l’emergenza Covid_19 anche grazie ai contributi di Fondazione Comunità Milano, Bambini delle Fate e Steba, per poter girare l’Italia sfornando pizze speciali. Poiché il virus, che ha stroncato vite e attività, ha sì ritardato la tanto attesa apertura della pizzeria, prevista per il 2 aprile 2020, in pieno lockdown italiano, non ha però fermato la voglia di futuro del team di Acampora, che col sorriso ha servito tra “clienti” non usuali anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “È il miglior Dpcm che sia stato mai prodotto”, ammette Conte, gustando più fette della “Dpcm”, la pizza con scamorza affumicata, Igp Bologna, granelli di pistacchio di Bronte, lime e olio extra vergine, a lui dedicata dai ragazzi di PizzAut.

La pizzeria, un luogo dai tempi lenti, dove stare bene deliziandosi con prodotti ricercati, aprirà appena possibile a Cassina de’ Pecchi, alle porte di Milano, in una ex area industriale da poco riqualificata (tutte le info su www.pizzaut.it). Nel frattempo le serate di PizzAut sono state ospitate da oltre 100 ristoranti d’Italia, registrando sempre il sold out con un evento non solo gastronomico ma anche etico, volto a favorire l’inclusione di ragazzi autistici che, ormai esperti pizzaioli e camerieri, hanno collaborato col personale dei locali ospitanti (nel 2019 due di loro, Alessandro e Gabriele, sono arrivati tra i primi 100 al Campionato Mondiale della Pizza, e non nella sezione disabili come era stato loro proposto). La squadra di PizzAut è pronta a connettersi con realtà al di fuori dei confini italiani, aperta a trasferte e gemellaggi che mostrino il valore di questa esperienza e facciano toccare con mano la professionalità di questi ragazzi SpecialDotati, per i quali il lavoro, prima di questo progetto, sembrava precluso. L’orizzonte danese sarebbe per loro una meravigliosa conquista per esportare le buone pratiche di un marchio registrato e studiato da Acampora, psicoterapeuti ed esperti della ristorazione per essere facilmente replicabile (gli interessati possono scrivere a direzione@pizzaut.it). La Danimarca recentemente ha mostrato largo interesse per il tema: è qui che nel 2018 la rivista JAMA pubblica il primo studio su larga scala che cerca di stimare la prevalenza di DSA a diverse età, e che ha rilevato come proprio nel Paese nordico, dal 1980 al 2012, 31.961 tra i 2.055.928 nati, hanno ricevuto una diagnosi di DSA (Schendel e Thorsteinsson).

Il presente e il futuro prevedono già tappe importanti per PizzAut: a settembre, a Monza, aprirà il primo store Coop Lombardia “Autism Friendly”, nato da un’esperienza critica di Leo nel camerino di un negozio: 50 dipendenti formati per l’autismo, tra luci e musiche soffuse, potranno accogliere i ragazzi speciali di tutta Italia.
A ottobre nascerà, anche grazie ad Aligroup, Aut Academy, l’accademia pronta a formare futuri camerieri e pizzaioli autistici, mentre le Università Cattolica di Milano e quella di Enna, in Sicilia, hanno invitato il team di Acampora per seminare l’inclusione anche con dei minitour.

PizzAut non è solo la prima pizzeria gestita prevalentemente da personale autistico in Europa, ma è anche l’unica nel mondo dove assaggiare pizze come la Fuori di Zucca o come la Sporcacciona. Quest’ultima non è mai esattamente replicabile, ideata da Francescone: lui le pizze sa farle bene ma se le mangerebbe tutte, quindi è stato formato anche come barman, ma alla fine di ogni serata crea la sua pizza con gli ingredienti rimasti, in una quantità che pare triplichi lo spessore della pizza stessa. PizzAut è ancora l’unico luogo dove la pizza non viene schiaffeggiata, ma coccolata: “l’impasto è cosa viva”, aveva detto il mastro pizzaiolo ad Alessandro, uno dei primi ragazzi formati, e che dopo questa dichiarazione si è rifiutato di prendere a schiaffi un’entità vivente. “E allora tu coccolalo, l’impasto”, ha ribattuto il maestro, una volta compresa questa sconfinata, contagiosa, sensibilità, per molti ancora da scoprire.

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