Chiude i battenti l’amata “scuola italiana” del sabato mattina. di Grazia Mirabelli

21 Gennaio 2021
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Chiude i battenti l’amata “scuola italiana” del sabato mattina.
Dall’agosto 2021 spostata nel pomeriggio, e in orario infrasettimanale
di Grazia Mirabelli

Il Comune di Copenaghen ha deciso che, nell’ambito dei tagli alla spesa, debba rientrare anche la scuola di lingua madre, più nota come scuola del sabato, che da agosto verrà spostata nel pomeriggio. Si chiude così una bella storia lunga trentacinque anni che ha visto passare, tra sorrisi e lacrime, migliaia di bambini che tra quei banchi, dove oggi siedono i loro figli, hanno lasciato tante belle storie di italianità

Qualche ora alla settimana per riunire i bambini come a scuola, svolgere attività di studio, ma anche di gioco, allo scopo di tenere attiva la lingua, materna per molti, seconda lingua per altri. Nasceva così, nel 1985, la scuola italiana del sabato mattina, ospitata in un locale adiacente alla biblioteca di Gentofte, e regolata dalla direttiva europea secondo la quale i figli di emigranti avessero diritto di conservare la lingua madre in caso di rientro in Italia. Direttiva alla quale la Danimarca fu tra i primi paesi ad allinearsi.
Furono quelli gli anni del dissenso, con un dibattito molto acceso su quanto effettivamente fosse utile la lingua madre per promuovere l’integrazione dei figli degli emigranti. Due scuole di pensiero contrastanti li resero anni difficili, esponendo ripetutamente le lezioni del sabato mattina al rischio di essere cancellate.
Pian pianino prese forma una visione più consapevole del dibattito che spostò l’attenzione dal mero utilizzo del mezzo linguistico, al valore che lo stesso rappresentava per il patrimonio identitario del bambino, favorendone perfino l’acquisizione della nuova lingua.
Nel tempo la scuola italiana del sabato andò trasformandosi in un piccolo baluardo, rappresentando uno spaccato della comunità italiana. Scelta come punto di riferimento e di supporto da grande parte delle famiglie, rappresenta oggi una valida testimonianza di quanto il trasmettere la lingua della mamma o del papà ai propri figli, pur richiedendo grosso impegno da parte delle famiglie, possa essere un gesto vincente, fatto di attenzione, consapevolezza e soprattutto di tanto amore.

“Il sentimento prevalente, quando penso alla mia esperienza come insegnante nella Scuola di Madrelingua di Copenaghen è un senso di gratitudine per il fatto che i bambini italo-danesi abbiano potuto usufruire di questa offerta formativa”. A parlare è Miriam Canu, che ci racconta di vivere come un privilegio il poter insegnare italiano ormai da qualche anno a classi di bambini tra i cinque e i sette anni. “Provo commozione nel vedere ogni sabato i bambini e i genitori sacrificare parte del loro tempo libero per venire a scuola. In questo modo i bambini sperimentano il fatto che l’italiano non è solo una lingua che si parla in casa, una lingua dei “grandi”, della mamma o del papà, ma va oltre i limiti della propria famiglia, e con la quale si può giocare e fare amici. Li vedo contenti di avere questa opportunità fuori dalle mura domestiche, in un ambiente che stimola la loro curiosità, anche verso le peculiarità ortografiche e grammaticali dell’italiano. Penso sia un importante contributo a formare dei cittadini equilibrati, che si sentono a loro agio nell’utilizzo di più lingue, e che sanno navigare tra più culture. Presto purtroppo la scuola del sabato non accoglierà più le classi di madrelingua. È una grave perdita, soprattutto per i bambini” conclude Miriam accoratamente.

“La mia avventura di insegnante di italiano per bambini bilingui a Copenaghen è iniziata circa un anno fa – ci racconta Elisabetta Cerigioni, insegnante – le prime lezioni non sono state semplici, lo ammetto. La mia classe attuale, che ora amo moltissimo, mi sembrava difficile e scompaginata, con bambini di livelli diversi, alcuni molto avanzati nell’utilizzo della lingua, altri quasi bloccati. I bambini provengono da scuole diverse, alcuni di loro si conoscono da anni, altri invece hanno appoggiato la loro timidezza sui banchi e come una nebbiolina dolce ma presente, ci si sono nascosti dentro. Da allora uso giochi, battute, brevi visioni di estratti di cartoni, spettacoli comici, pubblicità, che mi aiutano ad addomesticare le loro paure e li fanno sciogliere e divertire.
Nell’altra classe, i ragazzi dagli 11 ai 15 anni, sono più motivati, possono sopportare carichi di lavoro maggiori e sono concentrati e cortesi. Lavoriamo in modo articolato su lettura, ascolto, dialogo e scrittura, e anche con loro diverse attività ludiche, inclusi giochi da tavola. La ricchezza delle esperienze che questi ragazzi portano con loro nelle mie classi, fa da motore alle mattine trascorse alla luce neon di una scuola che non è un edificio, ma un cuore di famiglie e ragazzi che vivono la loro cultura come un dono da proteggere”.

“La scuola del sabato di Gentofte è nata nel 2018 con il supporto di un bel nucleo di famiglie residenti nello stesso comune, o nei comuni limitrofi allo scopo di dare ai propri figli la possibilità di accedere alla lingua madre di almeno uno dei due genitori“ racconta Maria Rita D’Angelo, insegnante, “gli obiettivi concordati insieme alle famiglie fin dal primo giorno, non sono di prepararli ai programmi ministeriali della scuola italiana, tutt’altro. L’insegnamento dell’italiano a studenti italofoni di seconda generazione e residenti in Danimarca, per noi mira all’uso della lingua, alla conoscenza della cultura d’appartenenza, alla formalizzazione di strutture linguistiche che diano la possibilità d’accesso ad una comunicazione efficace scritto-orale. Quest’anno purtroppo abbiamo risentito dei cambiamenti di regolamento del Comune, quindi tutti i bambini residenti fuori comune non sono stati ammessi. Ciò ha causato una diminuzione significativa, con 17 bambini iscritti, la riduzione a solo 4 lezioni e molto malcontento tra i genitori. Ma in compenso le classi ad oggi sono piccole, con circa 6/7 studenti, e ciò permette un lavoro mirato sul multilivello”.

Paolo, papà di Diego
“Per noi la scuola italiana a Copenaghen ha per i bambini un ruolo di “normalizzazione” delle origini della famiglia. Gli permette di affacciarsi alla cultura italiana e ad altre persone che la condividono al di fuori del contesto famigliare e ad essere ancora più integrati un una città multi-culturale come Copenaghen arricchendola con la propria identità.”

Manuela, mamma di Nico e Alberto
Nico, 29 anni e Alberto, 25, hanno frequentato regolarmente la scuola italiana ogni sabato mattina durante gli anni delle elementari. Alberto ha iniziato in effetti ancor prima, frequentando una volta a settimana l’asilo per i bambini bilingue Italo-danesi.
La scuola italiana ha contribuito in maniera preziosa a rendere entrambi i ragazzi completamente padroni della lingua italiana, che hanno sin da piccolissimi sempre ascoltato e parlato in casa con me, insegnando loro anche a scrivere e a leggere correttamente e dando loro le nozioni di base della cultura italiana. Grazie alle solide basi ottenute dalla scuola italiana, hanno scelto entrambi di studiare italiano tra le materie principali al liceo danese e credo che anche la loro scelta di facoltà umanistiche all’università sia in qualche modo legata all’importanza che la cultura italiana ha sempre avuto nella formazione di Nico e Alberto.

Stefano, papà di Jacob, Frederik e Julius
La scuola italiana del sabato mattina è stata per me “un’istituzione” negli ultimi dieci anni. I miei tre ragazzi, nati nel 2001, 2004 e 2008, hanno potuto approfittare di questa occasione per imparare la lingua italiana e questo ha contribuito alla formazione completa di tutti e tre. Ma è stato possibile per il fatto di averla il sabato mattina perché avevano il tempo di impegnarsi alla scuola danese durante la settimana, e poi immergersi in una realtà bilingue il sabato mattina.
Risultato? Eccellenti capacità linguistiche in danese e una capacità più che sufficiente per conversare con la famiglia italiana. Spostare la scuola nel pomeriggio durante la settimana non mi sembra essere una buona idea perché la logistica quotidiana finirà per rendere impossibile frequentare la scuola italiana. Penso ai tanti bambini italo-danesi che, come i miei meriterebbero la stessa fantastica esperienza, ma così facendo molto probabilmente ne verranno tagliati fuori.

Simona, mamma di Dahlia e Mattias
Sono passati tanti anni da quando portavo i miei figli alla scuola italiana. Anni di sacrificio perché spezzava la giornata e richiedeva molto tempo vivendo fuori Copenaghen.
Eppure da quegli anni abbiamo ricevuto molto: i miei figli, ormai di 17 e 20 anni, hanno imparato a leggere e scrivere in italiano, hanno fatto amicizie che mantengono tuttora ed imparato a confrontarsi con una “nuova” cultura. Anche io, da genitore, ho visto allargare le mie amicizie e potuto condividere esperienze con altri genitori italiani. È una cosa che rifarei e consiglio a tutti di provare.

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