Essere italiano a Londra, città in crisi di identità, tra Brexit e Covid-19 di Silvia Bic Favasuli 

19 Febbraio 2021
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Essere italiano a Londra, città in crisi di identità, tra Brexit e Covid-19 
di Silvia Bic Favasuli 

Londra, una città immobile di questi tempi. La frenesia che di solito la contraddistingue è evaporata, scomparsa dai marciapiedi insieme agli street-artist del Southbank, ai lavoratori della City, e ai pop-up stores di Shoreditch. Come se la città si fosse rinchiusa in sé stessa a rielaborare la sua nuova identità: di città ormai extraeuropea e non più capace – così colpita dalla pandemia di coronavirus – di offrire le stesse opportunità, speranze e futuro alle frotte di lavoratori sbarcati da queste parti a un certo punto della storia.

Un simbolo su tutti: il servizio di assegnazione del NI, il National Insurance number necessario per poter lavorare, aprire un conto corrente o accedere al college, è sospeso da marzo, quando, in piena emergenza COVID-19, il governo ha scelto di spostare i lavoratori incaricati di rilasciare questo codice verso gli uffici preposti all’assegnazione di benefit economici.
“Tecnicamente, in UK si può lavorare o aprire un conto corrente anche senza NI,” dice Maurizio Rodorigo, coordinatore dell’Inca Cgil di Londra, uno dei patronati incaricati di assistere i lavoratori italiani in UK. Ma senza NI è impossibile fare application online, che sono ormai la norma per qualunque cosa. “Il Sistema semplicemente si blocca e non permette di completare la richiesta,” dice Rodorigo.
Rodorigo teme che questo blocco sia solo l’inizio di una serie di discriminazioni a danno dei lavoratori non britannici, soprattutto se appena arrivati in UK.
Infatti, mentre il blocco del NI è – si spera – solo un fenomeno temporaneo, il nuovo pre-settler o settler status che tutti i cittadini europei residenti in UK dovranno avere per poter restare nel Regno Unito dal 2021 in poi continuerà a rendere le cose difficili.

I cittadini europei già residenti nel Regno Unito devono farne richiesta entro il giugno 2021. Possono essere riconosciuti settler se sono residenti in UK da 5 anni, o pre-settler se lo sono da meno di 5 anni. Il processo di applicazione è piuttosto semplice e viene fatto tramite un’apposita app lanciata dal governo di Teresa May qualche anno fa.
Ma, dice Rodorigo, il fatto che il datore di lavoro dovrà verificare che l’applicante sia in possesso del settler o pre-settler status per potergli offrire il lavoro, renderà le cose difficili.
“È un obbligo burocratico che molti datori di lavoro probabilmente vorranno risparmiarsi, preferendo i lavoratori con passaporto inglese ai migranti europei,” dice Rodorigo.

Riadattarsi al mercato del lavoro
Mentre Rodorigo si prepara ad affrontare le nuove battaglie del post-Brexit, un’altra italiana di stanza a Londra si sta già rabboccando le maniche pronta a far fronte alla nuova realtà creata da doppio shot di Brexit e pandemia.
Teresa Pastena, la fondatrice della agenzia di recruitment CV&Coffee, dedicata ai professionisti italiani in cerca di lavoro in UK, ha le idee chiare.
Seppur consapevole che “gli anni d’oro” dell’esplosione di nuovi arrivi, tra 2014 e 2015, sono ormai finiti, Pastena si sta già adattando alla nuova Londra, con determinazione e passione. “Sarà sempre più utile offrire alle persone uno spazio per chiarirsi le idee, per ristrutturare il proprio curriculum e acquisire nuove skills per rimanere competitivi nel mercato del lavoro,” dice.
Nonostante la forte disoccupazione, il suo servizio di career advice sarà ora più che mai utile, è convinta Pastena.
“Perché purtroppo tante persone saranno costrette a riadattarsi al mercato e a buttarsi in settori diversi,” dice al telefono dalla sua casa di Londra.
“I lavoratori del mondo degli eventi, uno dei più colpiti dal Covid-19, ad esempio, stanno adattando le loro capacità organizzative a posizioni di personal assistant,” dice.

Dal suo osservatorio privilegiato, Pastena osserva anche le trasformazioni portate dalla Brexit.
Ricercatori, personale ospedaliero, impiegati delle agenzie europee di stanza a Londra: questi sono tutti lavori che sono venuti meno con il taglio dei fondi europei. “Molti degli italiani impiegati in questi settori se ne sono già andati,” racconta Pastena.

Molti gli italiani rientrati
Molti sono anche gli italiani rientrati perché non più a loro agio con una Londra all’improvviso percepita come non più ‛accogliente’. Allo stesso tempo però – con la consueta complessità dei fenomeni londinesi – la Brexit ha accelerato anche l’arrivo di singoli o intere famiglie decise a stabilirsi nel Regno Unito prima dell’uscita definitiva dall’UE.
“Londra resta una città di interesse per i professionisti. Non lo è più invece per quegli italiani in cerca di lavori semplici nel settore della ristorazione. Questi si stanno spostando altrove, verso la Spagna, ad esempio,” dice Pastena.
In questa situazione di continuo cambiamento, non ci sono cifre capaci di descrivere le nuove dinamiche.
Il Consolato Italiano a Londra ha pubblicato nell’ottobre di quest’anno il primo rapporto completo sulla situazione degli italiani nel Regno Unito. Atteso da anni, il rapporto è arrivato proprio mentre tutto stava già per cambiare di nuovo. E non c’è traccia di numeri capaci di descrivere l’impatto che Brexit e COVID-19 stanno avendo sulla comunità italiana.
Forse, la migliore rappresentazione del limbo creato da Brexit e Covid-10 per gli italiani di Londra è la storia di Carlo (nome di fantasia), italiano arrivato a Londra nel 2019 per lavorare in una banca di investimento e licenziato con l’esplodere della pandemia da Covid-19 nel luglio dello stesso anno.
Rientrato in Italia per trascorrere l’estate, Carlo ha promesso al coinquilino che sarebbe tornato a Londra a settembre per cercare lavoro e affittare un nuovo appartamento insieme.
Alle soglie di novembre, però, Carlo si trova ancora in Italia. Sta ultimando gli ultimi step per dei colloqui di lavoro, ma durante l’estate ha conosciuto anche Lara (nome di fantasia), ora la sua fidanzata, italianissima e di stanza a Milano, cui non spiacerebbe andare a Londra.
Ed è per Carlo o e Lara ora una corsa contro il tempo per trovare la quadra tra nuovi lockdown, un mercato del lavoro rallentato e la deadline fatale del dicembre 2020, oltre la quale ci si potrà trasferire in UK solo attraverso il nuovo sistema a punti stilato dal governo di Boris Johnson.

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