Sognare in musica, parole e simboli universali per 60 anni a cura di Emma Fenu

17 Marzo 2021
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Sognare in musica, parole e simboli universali per 60 anni
Intervista a Paolo Fresu, celebre musicista jazz
a cura di Emma Fenu

Il 10 febbraio Paolo Fresu, internazionale star del jazz, ha festeggiato 60 anni e, in tale occasione, ha pubblicato P6OLO FR3SU: un cofanetto prezioso che, oltre alla ristampa di un disco ormai introvabile, Heartland (realizzato con David Linx e Diederik Wissels nel 2001, ai quali si erano aggiunti Palle Danielsson e Jon Christensen, entrambi scandinavi), contiene due nuovi album: The Sun on the Sea, con Daniele di Bonaventura e Jaques Morelenbaum, e Heroes, un omaggio a David Bowie.
Paolo Fresu ci regala lirismo, poesia, contaminazione, improvvisazione, tecnica, talento e soprattutto unione di culture distanti solo apparentemente che nella musica si abbracciano in composizioni di rara bellezza: partendo dalla Sardegna, in cui è nato, ci conduce in un viaggio emozionale nel mondo, attraversando anche la nostra Danimarca.
Interessante peculiarità grafica è il linguaggio scelto nel libretto, in cui campeggiano 60 parole in sardo, italiano e inglese, e si fa uso del Leet, un alfabeto composto da lettere, numeri e simboli non alfabetici, sviluppatosi su internet per comunicare senza filtri e censure.
Con grande emozione, ho l’opportunità di intervistare Paolo Fresu per la seconda volta nella mia vita, dopo quasi dieci anni, ritrovando in lui un eterno sé stesso in evoluzione, creativo come un bambino, coraggioso come un ragazzo, saggio come un vecchio. Chi vive di arte e musica ha l’età del mondo, attraversa il mito e ogni storia nella Storia.

Benvenuto su Il ponte, Paolo. Compi 60 anni, quali sono i tuoi bilanci come uomo e come professionista? O pensi che l’età dei bilanci non arrivi mai?
Grazie dell’accoglienza. Penso che l’età dei bilanci non arrivi mai e che si debba sempre pensare in avanti. Altrimenti si invecchia troppo presto… Pertanto, nel guardarmi indietro a vedere ciò che ho fatto, mi piace soprattutto guardare anche in avanti. Perché le cose da fare sono ancora molte e perché le cose da non fare, se ci sono, sono comunque già state fatte…

Le contaminazioni musicali e culturali sono premessa della multicultura?
Assolutamente sì. Multicultura è una parola che mi piace perché esprime due concetti: quello della moltitudine che non è a senso unico e che contempla il bisogno dell’altro, e quello della cultura che dovrebbe essere un bene primario per la nostra società. In questo momento ci siamo probabilmente resi conto che ci manca ma non abbiamo però capito quanto.

Le restrizioni della pandemia hanno avuto ripercussioni sulla vita degli artisti o sono state occasione di riflessione e crescita?
Di certo sono state occasioni di riflessioni e di crescita anche se forse non per tutti. La ripercussione però sullo stato dei lavoratori dello spettacolo e degli artisti è devastante e rischia di cancellare totalmente ciò che di positivo abbiamo maturato al tempo della pandemia. È necessario che lo stato prenda coscienza di questa grande difficoltà e che corra al riparo verso una categoria che è fatta di milioni di persone che costruiscono l’ossatura di una Italia creativa, che il mondo ci invidia, e attraverso la quale abbiamo contribuito alla evoluzione del mondo. Senza considerare che la cultura rappresenta il 16% dei PIL del nostro Paese.

Quando sarai in Danimarca? Che rapporto hai instaurato con gli artisti scandinavi?
Ho ottimi rapporti con i musicisti scandinavi e ho molto frequentato questa parte dell’Europa. Penso agli svedesi Jan Lundgren, Lars Danielsson, Palle Danielsson e Lars Jansson, ai norvegesi Nils Petter Molvaer, Arild Andersen, Eivind Aarset e i SubTrio con i quali ho collaborato. E penso a Paolo Vinaccia che di quella famiglia faceva parte e che se ne è andato troppo presto… O ancora a un gradissimo trombettista danese che molto ammiro e che è Palle Mikkelborg. Senza dimenticare gli italiani che abitano Copenaghen, a partire da Paolo Russo. Insomma, sono terre che molto amo e che mi hanno sempre dato ospitalità. Attualmente la pandemia ha cancellato tutti i concerti ed è difficile fare programmi. Dovevo venire al “Montmartre” di Copenaghen ma poi tutti è stato cancellato. Come il resto, del resto…

Raccontaci i tuoi progetti futuri, fra note e sogni. Cosa sogni a occhi chiusi? E a occhi aperti?
Un sacco di sogni in questo periodo. Sto prendendo l’abitudine di annotarli la mattina. Quando li ricordo… Questi sono quelli a occhi chiusi. Quelli a occhi aperti sono anche il semplice rispondere alle tue domande. Il sogno è dunque di continuare a domandare e a rispondere. Non fosse così non si potrebbe più sognare.

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Presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna si è tenuto uno straordinario evento concertistico dal titolo “MUSICA DA LETTURA”:
è disponibile in versione video sul canale YouTube di Paolo Fresu – https://www.youtube.com/c/paolofresuofficial – e trasmesso da RAI5.
La piattaforma di streaming Qobuz distribuirà l’audio del concerto in esclusiva per i suoi utenti.
L’immagine di copertina è un assemblaggio di alcuni elementi tratti dalle copertine dei 3 dischi.

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