Artland, quando l’arte si fa virtuale di Benedetta Ricci 

30 Luglio 2021
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Artland, quando l’arte si fa virtuale
di Benedetta Ricci

A tutti è capitato almeno una volta di entrare in una galleria d’arte e sentirsi disorientati: a quali artisti interessarsi? Quali opere acquistare? Qual è il loro valore?
Il mercato dell’arte è infatti complesso e regolato da dinamiche che possono risultare sfuggenti ai non esperti nel campo, rendendolo quasi inavvicinabile agli occhi dei non addetti ai lavori.

È stata proprio questa l’esperienza dei fratelli Mattis e Jeppe Curth, quando nel 2016, senza particolare esperienza nel mondo dell’arte, hanno deciso di avvicinarsi al collezionismo ma, entrando in una galleria, si sono trovati spiazzati: da dove cominciare?
Così è nata l’idea alla base di Artland: una community per collezionisti e aspiranti tali dove condividere le proprie collezioni, scoprire nuovi artisti ed entrare facilmente in contatto con gallerie in tutto il mondo.
“Ci siamo innamorati di alcune opere d’arte e alcune mostre, ma era difficile per noi comprenderle appieno – racconta Mattis Curth – l’obiettivo finale era quello di aiutare persone come noi, millennials e collezionisti emergenti, a cominciare ad acquistare arte, vivere con l’arte”.

Nata inizialmente come progetto universitario, l’idea si è rapidamente evoluta in qualcosa di più e ha cominciato ad attrarre i primi investitori, dal collezionista danese Jens Peter Brask, al campione sportivo Mikkel Hansen e il noto musicista Shaka Loveless, tra gli altri.
I fratelli Curth si sono così trasferiti a Copenaghen dalla più piccola città danese di Aalborg e, grazie agli sforzi di un piccolo team, dopo soli otto mesi l’app di Artland era disponibile per iOS.

Una piattaforma con 250.000 visitatori mensili
Oggi Artland non è più solo un’app ma una piattaforma online che vanta più di 250.000 visitatori mensili e centinaia di gallerie iscritte con opere in vendita da ogni angolo del mondo. Mattis Curth è stato nominato tra i 30 under 30 Europe Art&Culture selezionati da Forbes nel 2018 e Artland si è classificata nella Top 10 Startups in Danimarca del 2020.
Il progetto si è ulteriormente evoluto, inglobando progressivamente nuovi prodotti e servizi: dall’art guide, una panoramica globale di mostre ed esposizioni in corso, all’introduzione dell’Artlander, un magazine settimanale con approfondimenti sulla storia e il mondo dell’arte. Il tutto senza mai venire meno al proposito di partenza: rendere l’arte più accessibile a tutti.

Tra le aggiunte più significative, il team di Artland ha fornito a gallerie e fiere internazionali la possibilità di effettuare riprese in 3D dei propri spazi per creare modelli tridimensionali condivisibili online. Il risultato è stato che le istituzioni culturali hanno così cominciato a documentare i propri progetti, rendendo fruibile a utenti in tutto il mondo un ricchissimo archivio digitale e gratuito.
Quando l’anno scorso il mondo dell’arte si è dovuto inevitabilmente spostare online – le stime riportano la cifra record di 12.4 miliardi di dollari in vendite di opere online, il doppio rispetto al 2019 – inutile dire che la start up danese non si è fatta trovare impreparata. Nel giro di pochi mesi, infatti, il team ha lavorato a un progetto culminato con UNTITLED, ART Online, la prima fiera internazionale sviluppata interamente in realtà virtuale.
I noti spazi che tradizionalmente ospitano l’atteso appuntamento artistico di Miami Beach, hanno così potuto accogliere, trasformati in modalità di fruizione ma non in fisionomia, la versione virtuale delle opere promosse da 40 gallerie di livello internazionale.
La tecnologia impiegata, Artland VRooms, è ora a disposizione delle gallerie iscritte ad Artland e si sta rivelando una risorsa insperata tra i colpi inflitti dalla pandemia.

Uno sguardo all’Italia

Alcuni paesi hanno dimostrato di considerare il sistema dell’arte come un elemento fondamentale del proprio tessuto economico e culturale investendo risorse concrete e mirate. Tra gli esempi più ammirevoli, la Germania ha distribuito ingenti aiuti agli artisti, ha attivato un piano di acquisizione di opere e ha varato il programma NEUSTART KULTUR stanziando un fondo di 16 milioni di euro esclusivamente per le gallerie. Al contrario, il sistema delle gallerie italiane, già di per sé caratterizzato da equilibri incerti, non ha invece goduto di un simile supporto sistematico ricorrendo invece a collaborazioni con altre gallerie del proprio settore e incrementando la propria attività sui social media.

In questo contesto, piattaforme e servizi come quelli offerti da Artland hanno costituto uno strumento essenziale per le gallerie italiane che hanno potuto proseguire le attività di vendita, la promozione dei propri artisti e, soprattutto, grazie a riprese in 3D e spazi virtuali, hanno potuto curare mostre e portare online gli spazi dell’arte, benché materialmente chiusi. Il tutto senza contare l’inaspettata possibilità presentatasi di produrre contenuti per un pubblico vasto come quello che popola la rete, così più numeroso dei circoli stretti che normalmente popolano il mondo dell’arte.

Ora, che dopo mesi di restrizioni e chiusure, programmi ibridi, contratti cancellati e progetti rinviati, i luoghi della cultura stanno lentamente cominciando a riaprire, rimane da scoprire se il sistema stravolto dalla pandemia saprà fare tesoro dello slancio innovativo che il settore ha saputo mettere in campo, e fare fronte alle esigenze di un pubblico rinnovato.

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