Timorasso: il Barolo Bianco di Eliana Napoli

9 Dicembre 2021
Comments off
971 Views

Timorasso: il Barolo Bianco
di Eliana Napoli

Ci sono alcuni luoghi che fanno parlare di sé, altri che fanno incontrare, come è sempre stato per i Colli Tortonesi… a sud-est del Piemonte e da sempre punto d’incontro tra ben 4 regioni: Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna e Lombardia.
Qui troviamo il vitigno timorasso.
Il timorasso regala vini bianchi di carattere, profondità, ed esprime appieno il terroir dove viene cresciuto con amore.
Non sempre facile da trovare, ma ci sono le cose facili e poi ci sono le cose belle…

Dopo anni di duro lavoro, di fede e di “semina”, il tempo del timorasso è finalmente ritornato!
La cultivar timorasso, come ahimè altri vitigni indigeni sparsi per il territorio italiano, era letteralmente quasi andata perduta, scomparsa durante la peste della phylloxera, insetto che mise a dura prova tutto il mondo vitivinicolo, decimando tra fine Ottocento e inizi Novecento, quasi tutte le viti in Europa. E come se ciò non bastasse, le grandi guerre vissute in Italia hanno radicalmente cambiato il panorama viticolo italiano, la mentalità, ma soprattutto le necessità e priorità degli agricoltori.
Oggi il timorasso rivive la sua primavera. Il cuore, o come si diceva nell’antica Roma, il forum intorno al quale tutto ruota…
Con molto orgoglio lo si può trovare ed assaggiare in giro per il mondo, nelle carte di vini più ricercate…
Un vino che incanta e cattura al primo sorso…

Tortona, il destino in un nome
Troviamo il timorasso nei Colli Tortonesi, a sud-est del Piemonte.
Importante punto d’incontro tra ben quattro regioni: Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna e Lombardia i Colli tortonesi distano 75 km da Milano, 100 km da Barolo e 78 km da Genova, rappresentando così un crogiolo di diverse culture, sapori, colori e paesaggi.

Tortona ne è la città principale come si evince dal nome stesso. Tutta la zona è ricca di colli verdi e rigogliosi, che si alternano a vigneti, boschi e pescheti, castelli, borghi incantati, stradine, luoghi incontaminati e molto amati dalla gente del posto, che con grande umiltà ed un forte attaccamento ai propri luoghi fa di tutto per mantenere intatta un’agricoltura tipica e di qualità.

I romani nella loro scalata di conquista ed espansione verso il nord, passarono naturalmente per il Piemonte, e che fortuna! Quasi sicuramente uno dei loro primi avamposti in quella regione, durante la conquista ed espansione verso il nord, furono proprio i Romani a dare il nome a Derthona oggi Tortona.

Terdona, dal latino “la città dei tre doni”, e sono proprio tanti i doni che i Colli Tortonesi hanno da offrire ai loro visitatori!
Conquistata dai Romani, Tortona-Derthona divenne subito nota come “piccola Roma” per i suoi colli di cui, da grandi viticoltori i Romani intuirono subito le potenzialità per l’esteso e florido territorio collinare circostante.
Oggi i colli tortonesi comprendono 47 comuni in cui la pianura è attraversata dal fiume Po’ e gli Appennini con i 1700 metri di altezza, godono contemporaneamente della brezza marina Ligure. Al centro una grande fascia collinare, con diversi torrenti che scendendo dagli Appennini gettano i confini delle varie vallate: Val Curone, Val Grue, Valle Ossona, Lungo Scrivia, Val Borbera.
Prima della phylloxera il timorasso, insieme al baco da seta era coltivato largamente nei colli tortonesi e costituiva una grande fonte di profitto. Dopo la phylloxera e le due guerre mondiali, che hanno messo in ginocchio l’economia ed il conseguente spopolamento dei paesi verso le città industrializzate, questo vitigno era stato dimenticato.
A tutto ciò si deve aggiungere che il timorasso richiede pazienza e lavoro in vigna, non dà sempre una buona resa ed è soggetto a malattie e funghi. Per questo motivo era stato rimpiazzato dal vitigno cortese, che al contrario dà una grande resa ed è facile da coltivare, rappresentando quindi un’entrata stabile in un periodo di grandi sconvolgimenti sociali!

Walter Massa, L’avant- garde del timorasso
Sinonimo del timorasso Walter Massa! Un produttore che, grazie alla propria testardaggine, ha recuperato e lottato per riportare in auge quest’uva dimenticata in un periodo in cui nessuno ci credeva più… riportando con successo il vitigno e il suo territorio a nuova fama.
Il primo raccolto di timorasso vinificato in purezza, è stato fatto proprio da Walter Massa, e risale alla vendemmia del 1987. Da allora tutto è cambiato ed i risultati sono arrivati. Col tempo anche alcuni produttori delle Langhe come Vietti, Borgogno e Roagna hanno deciso di venire nei Colli tortonesi e di investire nel timorasso, tanto che all’inizio gli ettari vitati dedicati erano solo 3, oggi dopo vent’anni sono 200, all’inizio erano solo paio di produttori, oggi sono in 48!

Al proposito Walter Massa racconta ”Negli anni ’80 e ’90 ero un matto perché credevo in un’uva che “se non c’è più, un motivo ci sarà”. Negli anni duemila ero un coglione perché ho aiutato i miei colleghi a credere in questo vitigno, invece di bloccargli le viti. Nel 2010 un fesso perché ho agevolato Roagna, Vietti, Borgogno, Oddero a comprare terreno. E ora sono diventato un egoista perché con il Consorzio abbiamo messo un limite agli impianti”.

Prossimo obiettivo; creare una DOC dal nome Derthona, per identificare subito il vitigno con il suo territorio di vocazione.

Timorasso, il Barolo bianco…
Il timorasso è stato soprannominato il Barolo bianco proprio per la sua predisposizione all’invecchiamento, ed alla grande evoluzione che ne consegue, proprio come il grande nebbiolo con cui condivide anche lo stesso suolo; infatti, cresce in suoli tortoniani e suoli serravalliani proprio come nella zona del Barolo. Questo vuol dire terreni da una parte più argillosi, dall’altra più calcarei con roccia sedimentaria.
A tutto ciò va aggiunto che il timorasso ha naturalmente una quantità maggiore di polifenoli, una serie di sostanze naturali presenti per lo più nella buccia e nei semi dell’acino, che contribuiscono ad aumentare il profilo organolettico di un vino con aroma, tannini, colore e carattere.
L’estrazione di questi elementi dagli acini avviene durante i processi di vinificazione, in particolare nella fase di macerazione.
Il timorasso nel bicchiere si mostra da subito completo ed attraente con aromi floreali, agrumati e speziati.

Alcuni hanno un corpo cremoso che porta a credere che il vino sia stato affinato in legno anche se non è così!

L’acidità è sempre presente, insieme a una lunga persistenza e delicata mineralità. Il timorasso è estremamente vocato all’invecchiamento, ed anche lì è capace di regalare grandi emozioni e di sorprendere!

Andrebbe servito con pesce e crostacei, ma anche con un bel piatto di formaggio locale Montébore non starebbe male!

Tra i produttori vanno ricordati: Walter Massa, Vigneti Repetto, La Colombera, Claudio Mariotto.

“Dicono che c’è un tempo per seminare, ed uno più lungo per aspettare. Io dico che c’era un tempo sognato che bisognava sognare”

E perché non sognare proprio con un buon bicchiere di questo vino che incanta?

Comments are closed.