Umbria: ritrovarsi, esplorando Il cammino della pace di Benedetta Rutigliano

14 Gennaio 2022
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Umbria: ritrovarsi, esplorando Il cammino della pace 
di Benedetta Rutigliano

Un itinerario naturalistico, artistico e spirituale nei luoghi di San Francesco, che inizia sotto le luci dell’Albero di Natale più grande al mondo, sul monte Ingino, per giungere alla città che brilla come un presepe ai piedi del Subasio, Assisi

Ci sono luoghi dove si respira un’atmosfera magica in ogni stagione, dove le dolci curve delle colline, i colori del paesaggio, l’aria pulita, la natura, ci fanno sentire più connessi col nostro io e con quanto ci circonda. Alcuni di questi posti, poi, emanano l’aura delle personalità che li han vissuti: l’Umbria, cuore verde d’Italia, è anche terra di San Francesco, colui che nell’XI secolo rinunciò ai suoi averi e a quelli del ricco padre mercante per vivere in povertà, a contatto con la natura, predicando la via della pace e del perdono, mentre la Chiesa si imponeva con l’arma delle crociate.

LA VIA DI S. FRANCESCO. Nel 2000, anno giubilare, un doppio itinerario con partenza dalla Toscana o da Roma (rispettivamente la Via del Nord e Via del Sud) e destinazione finale Assisi, ripristina la Via di San Francesco, un cammino attrezzato per l’accoglienza e dotato di segnaletica che permette al viandante, credente e non, di immergersi nella natura e nella biografia del Santo. A piedi, in bici, a cavallo, in macchina (www.viadifrancesco.it).

PRESEPI DI PIETRA. La tratta tra Assisi e Gubbio (circa 50 chilometri sulla via del Nord), o Sentiero Francescano della Pace, ricalca uno dei più importanti viaggi di Francesco, quello dell’inverno 1206-1207, quando il giovane lasciò la cittadina natale dopo essersi spogliato delle vesti davanti al padre e al vescovo d’Assisi.
A inizio settembre viene organizzato un evento pubblico per ripercorrerlo (www.ilsentierodifrancesco.it), ma il periodo natalizio è suggestivo poiché le due cittadine umbre, incastonate tra i pendii dei monti, appaiono come presepi, tra le luminarie e le antiche casette di pietra, i marmi grigi e rosei di basiliche e palazzi storici.

L’ALBERO DA GUINNESS. Secondo una tradizione che ha 40 anni, dal 7 dicembre fino al weekend successivo all’Epifania, sulle pendici del monte Ingino, che sovrasta Gubbio, oltre 300 sorgenti luminose variopinte disegnano la sagoma dell’Albero di Natale più grande al mondo, come stabilito nel 1991 dal Guinness dei primati: un albero con una base di 450 metri per oltre 750 metri di altezza, che affonda le radici nelle mura della città medioevale per toccare con la grande stella di 250 luci la basilica del patrono, Sant’Ubaldo, in cima alla montagna. Uno spettacolo unico, orchestrato da volontari e sostenibile per l’ambiente. La Basilica, che accoglie i Tre Ceri protagonisti dell’omonima festa che si tiene ogni 15 di maggio, è raggiungibile con la funivia del Colle Eletto.

GUBBIO. Qui, entrato dalla Porta di S. Pietro, Francesco fu accolto come pellegrino dall’amico Spadalonga, che lo rifocillò e lo rivestì con una tunica di stoffa grigia povera e rozza, il saio, primo abito dell’ordine francescano. Tracce della casa che ospitò il Santo rimangono nella sacrestia della chiesa di San Francesco (1255), mentre tra la chiesa e l’ospedale, dal 1997 è visibile la scultura di Roberto Bellucci con S. Francesco e il lupo: proprio a Gubbio, infatti, il Santo perdonò e ammansì il lupo che molestava gli eugubini. Ciò avvenne presso la chiesa di Santa Maria della Vittoria intorno al 1222: è sempre qui che nel 1213 il beato Villano, vescovo della città, concesse al frate senza fissa dimora e ai suoi seguaci di stabilire la loro sede. Nel luogo in cui il lupo è vissuto, poi, fu edificata la chiesa di San Francesco della Pace, della prima metà del 1600. Queste sono le tappe eugubine legate al Santo, ma Gubbio è una cittadina ricca di storia dove è possibile ammirare rovine romane, palazzi storici, abbazie antiche. La città rilascia la “patente del matto”, conferita, secondo un’antica tradizione, a chi corre 3 volte intorno alla Fontana del Bargello
e si fa battezzare da un eugubino DOC con l’acqua della fontana. Da Gubbio il pellegrino potrà far convalidare la credenziale del Sentiero Francescano della Pace a ogni tappa,
dopo averla richiesta 3 settimane prima a piccolAccoglienza Gubbio www.piccolaccoglienzagubbio.it/credenziale/.

SAN PIETRO IN VIGNETO. L’abbazia di San Pietro in Vigneto, sulla via che anticamente collegava Gubbio e Assisi, fu costruita dai benedettini coi materiali di un tempio pagano. Rifugio per i pellegrini, è stata rilanciata negli ultimi anni dall’eremita padre Basilio Martin, che ha offerto la sua assistenza spirituale ai viandanti; l’accoglienza, invece, è gestita dal laico Stefano Giombini.

VALLINGEGNO. Sulla collina di Vallingegno sorge l’affascinante abbazia benedettina di San Verecondo di Spissis, con la chiesa, il monastero e il campanile. Secondo fonti accreditate qui si rifugiò il frate dopo l’aggressione, nei pressi di Caprignone, da parte di alcuni malfattori davanti ai quali si dichiarò “araldo del Gran Re”. Francesco fu accolto con diffidenza con la mansione di sguattero: quando la sua fama aumentò, il priore si fece perdonare ospitandolo sempre nei viaggi verso il Santuario della Verna. Si narra, inoltre, che nella stalla del monastero il Santo si commosse per l’uccisione di un agnellino morso da una scrofa, la quale morì dopo 3 giorni in seguito alla maledizione lanciata dal frate. Non lontano sorge il castello di Vallingegno, dell’XI secolo, oggi proprietà privata.

CHIESA DI CAPRIGNONE. Sui ruderi di una chiesa di fine XI secolo e di un tempio pagano, i francescani ricostruirono un piccolo cenobio e la chiesa più grande, ancora visibile, che nel 1223 ospitò il primo capitolo dell’Ordine convocato fuori da Assisi.

BISCINA. Tra Gubbio, Perugia e Assisi, nella valle del fiume Chiascio e tra pendii boscosi, dal XII secolo sorge il castello di Biscina, oggi azienda agrituristica, da cui Francesco passò durante quel suo primo viaggio verso Gubbio, mentre il maniero era proprietà dei Conti di Coccorano.

COCCORANO. Domina la valle del Chiascio il castello di Coccorano, dell’XI secolo e oggi in rovina: secondo alcune cronache è qui che Francesco chiese ospitalità dopo l’aggressione dei briganti (il luogo dell’aggressione è dibattuto tra Coccorano, Caprignone e Valfabbrica). Ai tempi la fortezza era proprietà di Iacopo Bigazzini, poi discepolo del Santo.

VALFABBRICA. Tappa obbligata nel Duecento per pellegrini, briganti e soldati, è l’abitato medievale di Valfabbrica, col castello, le mura e il torrione, sorti nell’XI secolo sull’abbazia benedettina di Santa Maria in Vado Fabricae, uno dei più antichi cenobi dell’Umbria dall’820. Dentro il maniero rimane la chiesa di San Sebastiano, un tempo Oratorio, ristrutturata nel XVI secolo. Alcuni biografi raccontano che, poiché il fiume Chiascio era in piena, Francesco si riparò nell’abbazia benedettina di Santa Maria Assunta, di cui ora resta la chiesa in corrispondenza del cimitero.

PIEVE SAN NICOLÒ. Immersa nella natura del sentiero che Francesco percorse appena fuori da Assisi “cantando le lodi di Dio” è il piccolo centro di Pieve San Nicolò. Nulla resta della Badia antica dove il Santo fece tappa avvolto dal solo mantello, poiché la chiesa attuale è del XVII secolo.

ASSISI. Dopo boschi e colline, oliveti e vigneti, presso il fiume Tescio si incontrano il Ponte dei Galli, con l’ingresso del Bosco di San Francesco del FAI, e la Chiesa di Santa Croce, rimanenza di un antico convento benedettino. Qui l’animo del pellegrino si distende con la vista delle sagome imponenti del Sacro Convento e della Basilica di San Francesco, nota in tutto il mondo per l’architettura, la tomba del Santo, e i numerosi cicli pittorici, tra cui quelli di Giotto sulla vita di Francesco. Accanto all’ingresso della Basilica Inferiore, alla Statio Peregrinorum, si possono ritirare le carte che attestano di aver percorso la Via di Francesco. L’accesso alla città collocata ai piedi del Subasio, da sempre associata al Santo, avviene da porta San Giacomo, che Francesco attraversò per intraprendere il sentiero che lo condusse a Gubbio, avendo rinunciato a ogni avere in piazza Santa Maria Maggiore. Sono molti i luoghi assisiati a lui legati: la cattedrale di San Rufino, col fonte battesimale ove furono battezzati San Francesco, Santa Chiara e Federico II di Svevia; la Basilica di Santa Chiara, dedicata a una delle prime seguaci di Francesco, fondatrice dell’ordine delle Clarisse, ed eretta dove in origine fu sepolto il Santo, dove ammirare alcune reliquie di Chiara e Francesco; l’Eremo delle Carceri, sorto intorno alla grotta dove il frate si rifugiò tra il 1205-1206 per invocare la volontà del Signore, donatogli dai benedettini del monte Subasio per ritirarsi in meditazione coi compagni; la Porziuncola, simbolo della vocazione di Francesco e meta di milioni di pellegrini poiché qui fissò dimora per fondare l’Ordine dei Frati Minori nel 1209, e ottenere in seguito l’Indulgenza della Porziuncola, approvata da papa Onorio III. Sempre qui il Santo trascorse gli ultimi giorni di vita, morendo il 3 ottobre 1226, a 44 anni. E rimanendo fino a oggi, forse ancor di più dopo una pandemia che ci ha insegnato ad apprezzare l’essenziale, a “lasciare andare”, e a riprendere contatto con la natura, un esempio virtuoso per tutti.

 

 

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