Lingue straniere, danesi e italiani e i motivi del contendere di Pier Paolo Caserta

12 Marzo 2022
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Lingue straniere, danesi e italiani e i motivi del contendere
di Pier Paolo Caserta

Al luogo comune che vuole gli italiani non particolarmente solerti nell’apprendimento delle lingue straniere fa riscontro l’altro, simmetrico e contrario, che gratifica i danesi di particolare brillantezza. In realtà in entrambi i casi l’apparenza inganna, almeno in parte. E in entrambi i casi esistono delle ragioni.

La facilità dei danesi nell’imparare a parlare altre lingue si spiega facilmente. Il sistema fonetico del danese, infatti, è estremamente complesso, con qualcosa come 32 suoni vocalici (vocali più dittonghi). Sono moltissimi. La gamma fonetica dell’inglese è un sottoinsieme del danese. Se a questo si aggiunge che entrambe le lingue appartengono alla stessa grande famiglia, quella delle lingue germaniche, si capisce bene perché un danese sfoderi senza troppa fatica una pronuncia in inglese piuttosto convincente. Durante il mio secondo soggiorno in Danimarca frequentai presso il Dipartimento di “Intercultural Studies” dell’università di Roskilde un corso di lingua inglese che mi sottopose un catalogo di osservazioni piuttosto bizzarre e illuminanti.

Il corso era frequentato da studenti sia danesi che internazionali, provenienti dai vari Paesi europei. Il primo giorno di lezione, per farci presentare, il professore, un americano della Georgia che aveva sposato una danese, chiese a tutti di raccontare se avessero avuto esperienze pregresse di studio della lingua. Gli studenti mediterranei, nello specifico italiani e spagnoli, risposero in un inglese per lo più stentato che avevano fatto corsi qui e lì, o che avevano un parente in questo o quel Paese anglosassone. Gli studenti danesi risposero in un inglese piuttosto spedito che non avevano mai fatto nulla del genere! Colpiva, insomma, come la sequela di esperienze legate all’apprendimento della lingua fosse dichiarata dagli italiani con un inglese tutt’altro che ineccepibile. Di contro, i danesi spiegarono, in un inglese invidiabile, di non aver avuto esperienze pregresse, con la significativa eccezione della precoce disponibilità della tv satellitare in lingua inglese.

La facilità dei danesi nell’imparare a parlare altre lingue si spiega facilmente. Il sistema fonetico del danese, infatti, è estremamente complesso, con qualcosa come 32 suoni vocalici (vocali più dittonghi). Sono moltissimi. La gamma fonetica dell’inglese è un sottoinsieme del danese. Se a questo si aggiunge che entrambe le lingue appartengono alla stessa grande famiglia, quella delle lingue germaniche, si capisce bene perché un danese sfoderi senza troppa fatica una pronuncia in inglese piuttosto convincente. Durante il mio secondo soggiorno in Danimarca frequentai presso il Dipartimento di “Intercultural Studies” dell’università di Roskilde un corso di lingua inglese che mi sottopose un catalogo di osservazioni piuttosto bizzarre e illuminanti.

Il corso era frequentato da studenti sia danesi che internazionali, provenienti dai vari Paesi europei. Il primo giorno di lezione, per farci presentare, il professore, un americano della Georgia che aveva sposato una danese, chiese a tutti di raccontare se avessero avuto esperienze pregresse di studio della lingua. Gli studenti mediterranei, nello specifico italiani e spagnoli, risposero in un inglese per lo più stentato che avevano fatto corsi qui e lì, o che avevano un parente in questo o quel Paese anglosassone. Gli studenti danesi risposero in un inglese piuttosto spedito che non avevano mai fatto nulla del genere! Colpiva, insomma, come la sequela di esperienze legate all’apprendimento della lingua fosse dichiarata dagli italiani con un inglese tutt’altro che ineccepibile. Di contro, i danesi spiegarono, in un inglese invidiabile, di non aver avuto esperienze pregresse, con la significativa eccezione della precoce disponibilità della tv satellitare in lingua inglese.

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