Bambini, integrazione e bisogni speciali – qualche considerazione e tanto desiderio di fare rete di Elena Boriani

23 Aprile 2022
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Bambini, integrazione e bisogni speciali
– qualche considerazione e tanto desiderio di fare rete 
di Elena Boriani

Sono ormai un po’ di anni che vivo in Danimarca e, grazie alle esperienze condotte in Italia, in ambito sportivo e di ricerca della salute umana ed eguaglianza di genere, mi sono avvicinata all’integrazione delle diversità, innanzitutto come italiana in terra danese, ma anche con l’obiettivo di aiutare, per quanto è in mio potere, i bambini e le famiglie che mi hanno chiesto aiuto.
In particolare, le mie conoscenze sono in pratiche sportive quali acquaticità, nuoto, apnea, yoga terapia. Inoltre, sono ricercatrice, e ora anche consulente nell’ambito della salute umana ed ambientale, salute unica, definita One Health ed eguaglianza di genere, definita Gender Equality. In questi anni in Danimarca ho ricevuto spesso richieste di aiuto da famiglie italiane e internazionali, e mi sono resa conto della necessità di integrazione e accessibilità, per abbattere isolamento ed emarginazione.

Serve in generale una maggiore conoscenza da parte di insegnanti e genitori per come agire e comunicare in presenza di bambini con bisogni speciali, malattie rare/patologie neurologiche/spettri autismo. Bisogna favorire la relazione tra chi ha necessità di aiuto e gli enti del settore a questo preposti, perché a volte purtroppo non basta una diagnosi perché il genitore sappia orientarsi nel groviglio di informazioni accessibili in rete, quasi sempre una stimolazione a come approcciare il problema, o un intervento adatto alla patologia specifica favorisce moltissimo. Ma ciò che maggiormente aiuta una persona o una famiglia, è l’integrazione, il non sentirsi isolati, avere intorno persone e istituzioni in grado di accogliere ogni diversità, non emarginando o allontanando in scuole o gruppi “speciali”, bensì integrando le differenze.
Gli stranieri con bambini in Danimarca sanno a chi rivolgersi in caso di bisogni speciali? Come vengono seguiti? C’è accoglienza e comprensione? Integrazione e conoscenze specifiche nel settore pubblico? O bisogna rivolgersi a strutture e a professionisti privati che conoscano bene la patologia per una stimolazione/lavoro adatto? Vi sono gruppi/club sportivi che accolgono e integrano la diversità includendola nei gruppi dei normodotati?
Tali considerazioni hanno spinto me, Bruno Frangi e Salvatore Cimmino, ciascuno impegnato nel settore a livelli diversi, a tentare di promuovere anche qui in Danimarca il modello di integrazione nello sport adottato in Italia nell’ambito nuoto con il mio maestro Bruno Frangi, AUSportiva Ospedale Maggiore di Milano Niguarda, Unità Spinale settore sportivo Niguarda.

Questo nostro intervento ha quindi lo scopo di sensibilizzare la comunità italo-danese ad un approfondimento su questo delicato tema, promuovendo una mappatura del territorio. Con Salvatore e Bruno desideriamo infatti mettere la nostra esperienza al servizio di chi ne ha bisogno, avviando un dibattito aperto e facendo rete con le varie istituzioni già presenti sul territorio.
Ci auguriamo di ottenere un riscontro e vi invitiamo a fare il passaparola. Chi fosse interessato a collaborare o a sostenere l’iniziativa è invitato a contattarci all’ indirizzo e-mail elena.yoga.international@gmail.com oggetto “Il ponte- segnalazione”.
Sono bene accette segnalazioni/testimonianze/dibattiti con l’obiettivo di studiare ulteriormente il tema e cercare di far partire una collaborazione Italia-Danimarca. Ad esempio, il partire con un campo sportivo dove poter mettere in atto le conoscenze accumulate da professionisti quali Salvatore e Bruno, così promuovendo uno scambio di competenze tra club sportivi danesi e italiani.

Salvatore Cimmino, colpito da osteosarcoma e amputato della gamba a metà del femore, è da anni impegnato nelle campagne di sensibilizzazione per l’uguaglianza dei diritti. “Non basta conoscere la legge se non si sa nulla delle persone per le quali la legge è stata emanata. Aldilà delle diversità rimane la comune appartenenza all’umanità, il possesso della dignità di persona umana comune a tutti. A questa dignità occorre guardare, quando si entra in relazione con qualsiasi tipo di diversità.

La disabilità risiede nella società e non nella persona: quando questa crea ostacoli allo svolgimento delle normali attività quotidiane, si prefigura nella collettività il concetto distorto di disabilità, originato proprio dal contesto e non dalla persona. Il livello di disabilità, che crea isolamento e di conseguenza emarginazione, viene consolidato non solo dalle barriere fisiche e sociali, ma soprattutto dall’utilizzo di un linguaggio che non segue i fondamentali della Convenzione. Per questo sarebbe auspicabile un grande sforzo, anche intellettuale, per eliminare dal vocabolario corrente parole come “speciale”, “normodotato”, diversamente abile”, “disabile”, in quanto offensive della dignità di ogni persona.

Solo un’esperienza di vita condivisa, di concerto con il tema dell’accessibilità, può creare le condizioni per un corretto inserimento della persona nel tessuto sociale, lavorativo e culturale”.
Bruno Frangi, attivo nella AUS Associazione Unità Spinale Niguarda “Le attuali definizioni di handicap sono numerose e ognuna, per il proprio aspetto, indubbiamente interessante, spiega Bruno, sono prevalentemente incentrate sulla persona, cioè sull’handicap come elemento invalidante che l’individuo porta sulle proprie spalle, ma la stessa disabilità può colorarsi di sfumature di maggiore accettabilità o di insuperabile rigetto, a seconda del contesto ambiente in cui l’individuo si trova ad agire.
Un costruttivo approccio di recente acquisizione, suggerisce di spostare l’attenzione dalla “menomazione” in sé, e focalizzarla sull’interazione tra individuo e ambiente, cioè, sull’incontro con gli ostacoli che “l’ambiente acquatico” (o non) pone alla persona con disabilità.
Il nuoto costituisce un’occasione stimolante per evitare di elaborare la mentalità sbagliata che talvolta la società stessa pone alla persona con disabilità; il contesto sportivo essendo arbitrario e modulabile per definizione, può rivelarsi un terreno fertile per esperimenti di integrazione pratica, socio-sportiva, culturale”.


Elena Boriani, PhD, è mamma di 4 bimbi italo danesi, ha lavorato presso l’Istituto Mario Negri in Italia per più di 10 anni, e come ricercatrice al DTU in Danimarca. Nel corso dei suoi 20 anni di esperienza, Elena ha conseguito le certificazioni per insegnare nuoto e yoga, sia in Italia che in Danimarca e contribuisce a lavori ed approfondimenti di yoga e scienza, nuoto- benessere in acqua e bisogni speciali. Recentemente ha fondato EB consult, dove è attiva in progetti EU ed internazionali sulla salute umana, animale ed ambientale, e dove tiene corsi di nuoto, benessere in acqua e yoga terapia, in particolare per bambini e adulti con bisogni speciali.


Dopo innumerevoli problemi fisiologici seguiti all’amputazione, a 41 anni, Salvatore comincia a nuotare, dopo otto mesi la sua prima traversata da Capri a Sorrento di 22 km, senza l’ausilio di protesi performanti. Nel 2007 organizza il “GIRO d’ITALIA A NUOTO”, dieci tappe 15-17 km ognuna, con focus sul problema delle barriere architettoniche. Nel 2008 prende parte in solitaria della “Capri – Torre Annunziata” e alla “Capri – Napoli”, prova del campionato mondiale di gran fondo. Nel 2009 è nuovamente testimonial per “IL GIRO D’EUROPA A NUOTO”, 6 tappe, tra cui lo Stretto di Messina, lo Stretto di Gibilterra, Capri /Napoli, lo stretto di Øresund, Capo Salvore/Trieste, ed il Canale della Manica, dove detiene il record italiano di tutti i tempi. Nel 2010 dà vita al tour “A NUOTO NEI MARI DEL GLOBO per un mondo senza barriere e senza frontiere”. Comincia così una nuova sfida per conquistare i mari dell’intero pianeta.


Bruno Frangi, da oltre 34 anni si occupa in ambito sport dell’acqua di disabilità sia fisica che intellettivo relazionale. È Vicepresidente e Direttore tecnico presso l’Unità Spinale Unipolare dell’Ospedale Maggiore di Milano Niguarda, dove si occupa del post trauma insegnando a ragazzi con lesioni midollari, che la vita va avanti anche su una sedia a rotelle. Primo in Italia a scrivere protocolli tecnici per generare la vera inclusione in ambito del nuoto con i corsi collettivi all’interno delle piscine, attraverso complessi studi e metodologie inclusive. Bruno è Formatore Nazionale per istruttori per tutte le Federazioni Olimpiche e Paralimpiche in Italia, e Direttore di Corso per Handicapped Scuba Association Italia swimming, per un nuoto e una subacquea inclusiva.


 

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