L’amore per la natura e una nuova letteratura nascente di Gisella Paccoi

13 Agosto 2023
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L’amore per la natura e una nuova letteratura nascente
di Gisella Paccoi

In Italia esistono Riserve create semplicemente “cambiando il nome” a quelli che erano antichi possedimenti nobiliari di caccia; ce ne sono altre che proteggono dagli insediamenti umani degli ambienti naturali estremi come i ghiacciai, e infine quelle Riserve che devono faticosamente ritagliarsi uno spazio tra città, attività commerciali e strade di grande percorrenza.

Una di queste ultime è la Riserva Naturale Statale “Litorale Romano”, creata nel 1996 ed estesa su 159 km2 (poco più dell’isola danese di Rømø, tanto per fare un paragone spicciolo).
Quando gli esperti si sono seduti a tavolino per decidere cosa tutelare, era quasi troppo tardi: quel territorio aveva già “subìto” tremila anni di sfruttamento umano, a cominciare dagli Etruschi e proseguendo con gli Antichi Romani, solo per citare due popolazioni decisamente “impattanti”.
Ciononostante, c’erano ancora aree naturali di estremo pregio che meritavano di continuare a esistere, come le due pinete monumentali di Castel Fusano e Fregene, le dune costiere e – ultimo ma non per importanza – l’ecosistema dei fiumi Tevere e Arrone.
L’unica soluzione, quindi, era comprendere nella protezione anche qualcosa di non naturale ma di altrettanto importante come le torri costiere medievali, gli impianti di bonifica di fine Ottocento/primi Novecento e, addirittura, due intere città: Ostia Antica e Portus.

L’esperimento, almeno per quanto riguarda il patrimonio “immobile”, è riuscito: vedere un’antica strada romana (la via Severiana, che collegava Portus, il porto fatto costruire dall’imperatore Traiano, con le ville del litorale a sud di Roma e con la città di Trachna, l’odierna Terracina) risalente al 198 d.C. perdersi all’interno della pineta è davvero suggestivo, e aiuta la fantasia ad immaginare distintamente il traffico di carri, buoi, equini e persone a piedi che doveva esserci in quel momento. Ascoltando in silenzio, sembra quasi di sentire il vociare dei venditori, piazzati lungo il tragitto della via con le loro bancarelle, lo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli e il cigolio delle ruote di legno, ondeggianti tra le pietre speciali (chiamate “basolati”) che costituivano il piano stradale.

Lo stesso non si può dire, però per il patrimonio “vivente”, perché la convivenza tra esseri umani, ambienti naturali ed animali non è affatto facile, in nessun luogo (come testimoniano anche, purtroppo, le drammatiche notizie recenti, legate alla morte di un ragazzo a causa di uno scontro con un’orsa e i suoi cuccioli).
Le dune costiere, ad esempio, molto più basse e fragili di quelle danesi, devono lottare contro quello che i telegiornali, ad ogni inizio di bella stagione, chiamano “l’esercito dei vacanzieri”, che tende ad occupare qualunque spazio libero della spiaggia in nome della tintarella.

Gli automobilisti di Fregene, per dirne un’altra, sono molto preoccupati, di notte, quando guidano lungo la strada che costeggia l’oasi di Macchia Grande (una Zona a Protezione Speciale nella quale la profumatissima macchia mediterranea convive con un grande bosco di ecci) perché sanno che potrebbero trovarsi davanti un daino spaventato, intrappolato nella lingua d’asfalto tra le recinzioni senza la possibilità di rifugiarsi tra la vegetazione. Potrebbero subire un incidente, potrebbero uccidere la povera bestia.

Quanto detto finora riconduce ad una constatazione di base: l’unica, vera arma per una protezione efficace e per una convivenza equilibrata e duratura è rappresentata dalla conoscenza.
Capire davvero l’importanza delle aree naturali, al di là delle parole vuote che citano i cambiamenti climatici, il patrimonio vegetale e i serbatoi d’ossigeno; comprendere i comportamenti degli animali selvatici e imparare come interagire con loro; trovare il giusto compromesso tra la protezione integrale (necessaria, in alcune situazioni) e lo sfruttamento sostenibile (anch’esso possibile, in altri casi).

Per questo motivo è stato creato il concorso letterario “Guidami per la tua riserva”, che ha come regola quella di ambientare i racconti nella Riserva Naturale Statale “Litorale Romano” (o in qualunque altra area protetta italiana): quando si osserva un ambiente con gli occhi dello scrittore si notano particolari e dettagli che, in condizioni normali, passano inosservati, e ci si pongono domande diverse da quelle che nascerebbero di solito.
In cerca di ispirazione, si studia la storia della zona, ci si chiede chi sia passato di lì (per scoprire, magari, che Riccardo Cuor di Leone, insieme al suo esercito di Crociati di ritorno dalla Terrasanta, ha sostato proprio all’interno del bosco di Castel Fusano, poco lontano da Ostia), si impara a riconoscere l’ortica per immaginare che circondi un castello fatato nel quale riposa, in attesa di essere salvata, una Bella Addormentata… e tutto ciò che compone la Riserva assume un altro aspetto, si trasforma e diventa degno di rispetto e protezione.

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