Danimarchizziamoci, ma facciamolo con convinzione! di Grazia Mirabelli

10 Marzo 2024
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Danimarchizziamoci, ma facciamolo con convinzione!
di Grazia Mirabelli

Empatia, abnegazione e voglia di aiutare il prossimo alla base dello sportello solidale che dà una mano agli italiani. Il progetto di Lucy Tenore, partito da un paio d’anni, sta trovando un riscontro sempre più crescente, sia tra gli italiani che hanno idea di venire a stabilirsi qui, che tra coloro che in Danimarca ci sono già da tempo. In ambo i casi aiutandoli, al di là degli stereotipi, a sentirsi il prima possibile un po’ più danesi.

Lucy è figlia di emigranti, la sua è una vita fatta di arrivi e partenze, luoghi e culture diverse che l’hanno fatta maturare, come sempre quando ci si trova ad andar via bambini dai luoghi del cuore. Approdata di nuovo in Puglia con la famiglia, Lucy frequenta il liceo, dove però non si ambienta, e fin da subito sa che prima o poi andrà di nuovo via da una vita che non sente sua, dove tutto le sta stretto.

Arriva infatti ben presto l’ora di ripartire e continuare a cercare un posto altrove.

Il tuo posto nel mondo l’hai trovato in Danimarca?
In realtà mi piace definirmi una normalissima emigrata, delusa dalla vita in Italia, e dal 2013 stabile in Danimarca dove ho trovato quello che cercavo, una realtà semplice, fatta di lavoro, di vita sociale, di affetti familiari. La Danimarca, che avevo nel tempo “scelto”, mi ha convinta da sempre, sembrandomi un paese adatto a darmi quello di cui avevo bisogno, ero una donna sola, con al seguito una ragazzina adolescente e che si sarebbe presto trovata ad affrontare determinate situazioni, in questo paese mi sono sentita tutelata.

I primi sono stati anni difficili in cui ho fatto la gavetta, ricominciando tutto da capo nel campo della ristorazione e in quello delle pulizie. Ma un po’ alla volta mi sono guadagnata uno stipendio sicuro che mi permettesse di mantenere me e mia figlia e di riunire il resto della famiglia, sempre dedicandomi ad imparare il danese. Pian pianino, dal niente, mi sono costruita quella vita che stavo inseguendo da anni, e proprio nel paese che avevo scelto, una terra che oggi amo profondamente ed a cui sarò sempre grata per avermi regalato una libertà interiore ed aiutata a diventare la Lucy che volevo essere.

Poi è nata l’idea di regalare la tua esperienza agli altri, perché forse Danimarchizziamoci è proprio questo?
Tutto ha avuto inizio da un pacco postale andato smarrito nella zona di Fredericia -racconta Lucy concitata- e fui contattata da una connazionale che mi chiedeva aiuto per recuperarlo. Dopo tanta insistenza da parte sua, e qualche esitazione da parte mia per le conversazioni telefoniche che avrei dovuto affrontare e per paura che il mio danese non fosse all’altezza, volli provare a rintracciare quel pacco e il successo ottenuto mi incoraggiò a continuare; da allora è stato tutto un crescendo.

Il nome è nato molto spontaneamente, non lo so nemmeno io, ma credo da un’esclamazione del tipo: cavolo, danimarchizziamoci! per dire che dopotutto è una cosa necessaria e fattibile vivere la nostra condizione da protagonisti e con convinzione, legandoci a questo paese che ci accoglie, come ho fatto io che mi sono danimarchizzata. Volevo incoraggiare chi comincia il mio stesso percorso ora, a sentirsi un po’ più danese dentro, e fin da subito. Ad esempio, staccandosi dagli stereotipi di italianità che a volte arrivano a rappresentare un limite, farlo continuando a sentirsi italiani, ma prendendo le distanze da una mentalità italiana che condiziona, come può farlo il sugo della mamma. Gli italiani a volte sono un po’ così, hanno a tratti un modo di comportarci strafottente, arrivando in ritardo ad un appuntamento, non considerando l’altro, come se non ne valesse la pena. Danimarchizziamoci è questo, cambiamo registro ed adeguiamoci entrando a piè pari nel nuovo tessuto in cui siamo inseriti non a caso, ma per nostra precisa volontà.

Io sono stata sempre tendenzialmente nordica, con i miei tre figli in particolare, li ho cresciuti da sola e per questo nella convinzione che dovessero essere autonomi e vedersela da soli fin da bambini. Li ho abituati a partecipare concretamente, dando una mano alla vita della famiglia, ed ho sempre richiesto loro quei comportamenti che avrebbero contribuito a far nascere il senso di consapevolezza e responsabilità che la vita di ciascuno richiede. La cultura educativa che ho conosciuto in Italia non era per me e non avrei mai potuto far si che i miei figli, come in alcuni casi si legge, diventassero dei bamboccioni, termine che purtroppo definisce un determinato tipo di persona che non prende in mano la propria vita, anzi si appoggia alla famiglia, a volte restando a casa anche fino alla soglia dei 40 anni, e la cronaca attuale continua a dimostrarlo.
Io ho faticato tanto per raggiungere quello che sono oggi e per questo ho deciso di sostenere quegli italiani che hanno avuto il mio stesso bisogno.

Progetti per il futuro?
Danimarchizziamoci è una mia idea a cui sono molto legata, e la finalità fin dall’inizio è stata proprio quella di offrire agli altri la mia esperienza per permettere loro di avere una fase di ambientamento più morbida, approcciando con le tante novità, che si devono affrontare per dare una svolta alla propria vita, ma cercando di smussarne le difficoltà iniziali riducendole al minimo.

Via via questa idea si sta sviluppando più del previsto e comincio a pensare di dare a questo progetto un taglio più definito e professionale, creando una vera e propria agenzia di servizi atti a supportare i tanti bisogni che possano nascere in questo contesto. L’idea di base continuerà ad essere la stessa, quella cioè di esserci sempre per coloro che cercano una dritta, o semplicemente un parere su determinati argomenti o che siano disorientati davanti ad alcune scelte da fare. Ma mi auguro che l’agenzia che sta partendo possa rendere tutto più strutturato e agevolare il mio impegno, con risvolti positivi sia per coloro che si rivolgono a me, sia per me stessa, assicurandomi una certa serenità per potermi dedicare a tempo pieno a questa attività che mi sono inventata con passione e che oggi ritengo una mia creatura.

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