Roma-Copenaghen: gusto tutto italiano al Master Chef danese di Monica Lucignano

11 Maggio 2024
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Roma-Copenaghen: gusto tutto italiano al Master Chef danese
di Monica Lucignano

Sara Saltari vive a Copenaghen dove abbiamo avuto il piacere di incontrarla in una video-call per parlare della sua partecipazione al noto talent show culinario Masterchef Danmark. Di padre italiano e madre danese, Sara ha vissuto in Italia fino ai 14 anni per poi arrivare in Danimarca.

Sara si fa conoscere grazie ad un profilo Instagram molto ben curato da lei stessa, “simply forkit”: divertente, con degli impiattamenti che rasentano la genialità ma con delle ricette di facile esecuzione. Discepola del pluristellato chef Auguste Gusteau*, anche la filosofia di Sara si riassume in un lapidario quanto esaustivo “tout le monde peut cuisiner”**. È con questo spirito che prepara i suoi piatti, monta i video per i social e sceglie le colonne sonore di questi micro-viaggi all’interno della cultura gastronomica italiana con un riferimento preciso e marcato: Roma e le sue tradizioni a tavola. Mostra, cioè, quello che lei conosce meglio, essendo in un certo senso, figlia d’arte. Tanta competenza, infatti, non può essere suffragata solo dalla passione per il cibo o dalla nostalgia della città che le ha dato i natali.

Eppure, questa avventura da divulgatore gastronomico è nata sotto tutt’altra stella. Ce lo racconta lei stessa, dal terrazzino di casa sua, in un bel quartiere di Copenaghen.
Si, infatti il progetto era nato in collaborazione con una mia amica che proponeva cucina pakistana/indiana mentre io sperimentavo molte ricette greche. Poi, però, ho capito che dovevamo fare un discorso più mirato ma anche più approfondito. Per cui ho scelto di focalizzarmi sulla cucina mediterranea e su quella romana in particolare, inserendo tra una ricetta e l’altra qualche aneddoto personale, un po’ di storia del piatto e alcune tecniche per migliorare i sapori della pietanza.

Difficoltà a trovare gli ingredienti?
Ora non più. I supermercati sono ben forniti, dalla mozzarella di bufala alla burrata (che qui va per la maggiore) passando per i nostri prodotti caseari più rinomati, lavorati in loco da una ditta romana. Guanciale, pancetta, salsicce, i vari tipi di salame che quando sono arrivata io in Danimarca non c’erano. Mio padre ha fatto per anni l’importatore di vini e formaggi dall’Italia e forniva diversi ristoratori, questo per me è stato di grande aiuto. Per i prodotti freschi tipo le verdure, invece, mi rifornisco in un mercato specializzato, enorme e all’aperto: Torvehallerne, dove puoi trovare alimenti provenienti da tutto il mondo, dai kumquat ai pomodori (quelli grandi) da farcire con il riso. La difficoltà, piuttosto, è stata inserirmi da adolescente in un paese come la Danimarca. Da Romana doc trovo che i danesi abbiano un atteggiamento attendista nei rapporti umani, estremamente educati e garbati, ma molto più misurati negli approcci relazionali di noi italiani. Le amicizie sono quelle che porti avanti negli anni, ma arrivare da adolescente e crearsi nuovi amici è stata per me una strada in salita, aggravata dalla barriera linguistica. Ho dovuto studiare la lingua, i danesi hanno un orecchio molto sviluppato e sono piuttosto inflessibili, si accorgono facilmente se sei uno straniero. E questo vale anche per una come me che è per metà danese.

Cucinare, con te diventa un’operazione facile: ma nella tua vita cosa c’è di semplice?
Nulla, tranne forse il periodo della mia infanzia.

“Il segreto della felicità è la libertà”, la tua libertà più grande qual è?
La libertà più grande l’ho raggiunta quando ho deciso, circa due anni fa, di lasciare il lavoro che avevo all’ambasciata italiana perché non mi riconoscevo più e sono andata giù con lo stress. Eppure, anche lì mi occupavo di organizzare eventi gastronomici (vedi la settimana della cucina italiana, ndr) ma non mi bastava. Ho sofferto di ansia, non cucinavo più e non mangiavo più. Mi ha aiutata la psicologa che allora mi seguiva, e che mi ha suggerito di dedicarmi ad un’attività che mi piacesse; e lì mi sono ricordata di quanto mi piacesse cucinare. Ho cominciato a studiare il funzionamento dei social, il montaggio dei video, la scelta delle musiche etc. e posso dire che la cucina mi ha aiutato tanto in quel periodo. Avevo comunque lavorato come manager nei ristoranti di mio padre e anche in un negozio di alimentari, il cibo è un fil rouge nella mia vita. C’è anche da dire che il mio percorso di studi nulla ha a che fare con il mondo del food, visto che a 26 anni mi sono iscritta all’università e mi sono laureata in giapponese.

E passiamo alla tua esperienza a Masterchef Danmark.
Volevo arrivare in tv, rendere visibile questo progetto gastronomico e culturale e provai a fare la domanda nel 2022 ma ho mancato la scadenza per pochi giorni. Ci ho riprovato l’anno dopo e ti assicuro che la selezione non è per niente facile! È fatta di steps molto impegnativi, a partire dall’invio di un video e passando per la compilazione di un questionario. Se piaci, la redazione ti chiama qualche settimana dopo per un’intervista e solo in seguito affronti il casting in cui ti cimenti ai fornelli: 50 ingredienti da utilizzare e una ricetta da inventare. Ho realizzato un petto di pollo con besciamella al limone e funghi trifolati con un po’ di peperoncino e dopo un mese sono approdata alla prova di cucina che sarebbe stata tramessa. Lì finalmente potevo entrare in dispensa a scegliere gli ingredienti! Così ho preparato i bucatini all’amatriciana.

Il mio percorso non è stato facile, spesso ho rischiato l’eliminazione ma poi i miei piatti hanno sempre convinto, tanto che ho ricevuto i complimenti dello chef Thomas Castberg per il mio gelato alla vaniglia con macedonia di fragole e menta servito in un cestino di noci. Mi disse che il mio gelato lo aveva riportato in Italia! E’ stato bello condividere questa esperienza anche con mio padre, il quale non sapeva nulla delle mie intenzioni; così abbiamo deciso di registrare il momento in cui gliel’ho detto e l’ho invitato come ospite in trasmissione insieme ad una mia amica.

Come definiresti la cultura gastronomica italiana?
Sociale, appassionata e semplice, e non dimentichiamo che in Italia si cucina con amore, per passione e talvolta per divertimento.

Progetti per il futuro?
Adesso sono docente in un corso presso l’Istituto italiano di cultura qui a Copenaghen, in cui cucina, lingua e comunicazione si fondono: io parlo italiano con i corsisti mentre faccio da mangiare, mentre degustiamo e discutiamo anche di ciò che abbiamo mangiato, la storia di quegli ingredienti, i proverbi collegati al cibo e anche qualche piccolo rito propiziatorio. Mi piacerebbe scrivere un ricettario per i danesi e organizzare anche degli show cooking a domicilio, non solo a Copenaghen.

In bocca al lupo a Sara, dunque, per il suo percorso a Masterchef: una donna di cultura italiana e con una visione internazionale che si sente danese in Italia e italiana in Danimarca e nel mondo.

*personaggio del film d’animazione “Ratatouille” del 2007
*chiunque può cucinare

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