Scuole felici, spazi “hygge” partendo da empatia e condivisione
di Grazia Mirabelli
Incontro con la pedagogista Giovanna Giacomini
Scuole Felici, la proposta educativa di Giovanna Giacomini si ispira ai principi pedagogici del cosiddetto metodo danese. Il tutto in uno spazio educativo prevalentemente a contatto con la natura e in grado di sostenere e orientare lo sviluppo armonico del bambino, assecondando le peculiarità di ciascuno
Come nasce Scuole Felici?
Come pedagogista e formatrice, sono venuta in contatto con realtà diverse, alcune molto lodevoli, altre con un’impostazione educativa incentrata ancora come servizio di assistenza e cura del bambino, in particolare da un punto di vista primario come l’igiene, il sonno e la custodia. Alcune realtà, mettevano sì al centro il concetto di sviluppo delle competenze del bambino, ma ancora troppo legato alle performances, e spesso i più piccoli venivano avvicinati troppo presto alla lettoscrittura, con l’utilizzo di schede didattiche poco adeguate a uno sviluppo senso-motorio e senso-percettivo. Per questo, nel 2015 ho deciso di realizzare una mia idea di pedagogia, adottando un modello più innovativo e di respiro internazionale.
L’hygge, ricerca del benessere, è un concetto che, durante un viaggio in Danimarca, mi ha conquistato fin da subito. Quell’atmosfera avvolgente mi ha fatto pensare all’importanza che rivestono le piccole cose che ci fanno star bene, come una candela accesa, o una tisana da gustare in totale relax sul divano di casa, riscaldati da una morbida coperta. Per questo ho cercato di creare servizi educativi scolastici partendo dalla ricerca di quella sensazione che ci ricorda casa. Purtroppo, in Italia abbiamo ancora molte strutture fatiscenti, quelle più moderne sono invece progettate pensando che, destinate a bambini, debbano essere ricche di colori e di oggetti, materiali didattici che qui in Italia sono in gran parte ancora in plastica. Gli ambienti risultano così estremamente caotici e iper-stimolanti, e mi sono chiesta se rispecchiassero realmente il nostro modo di stare bene con noi stessi.
Oggi viviamo in un tempo mutevole, veloce, caratterizzato da cambiamenti che ci mettono a dura prova, dopo anni difficili che hanno messo in luce tutta l’incertezza della nostra società. In questa situazione non conta essere i migliori, ma i più adatti. Dobbiamo rivedere la nostra scala di valori e mettere da parte la ricerca di competenze a favore della promozione del benessere, inteso come capacità di saper tirar fuori da sé il meglio in qualsiasi circostanza. L’educazione è proprio questo: «ex-ducere», «condurre fuori», stimolare in ciascuno la formazione della versione migliore di sé.
Abbiamo bisogno di rimettere al centro il valore della felicità, non in senso assoluto, ma in modo concreto e sono fermamente convinta che l’educazione sia lo strumento primario per essere felici. Ma serve un cambiamento che parta dalla prima infanzia, un approccio che coinvolga la famiglia e che getti le basi per costruire persone resilienti, motivate, felici.
I percorsi di Scuole Felici si sviluppano in funzione della crescita qualitativa delle opportunità formative offerte ai bambini, e tendono a realizzare un clima positivo basato sulla forte collaborazione tra servizi educativi e famiglie, ambedue visti come depositari di un patrimonio di conoscenze e di competenze, indispensabili per lo sviluppo e la crescita armonica del bambino. Considerando che l’ambiente è il primo educatore, ed è proprio all’interno di uno spazio psico-fisico che ci si educa, ho cercato in primis di rendere le strutture di Scuole Felici più hygge.
Tutto ciò, fermo restando che i capisaldi del modello educativo italiano vanno preservati e che i nostri grandi pedagogisti, in particolare del ‘900, caratterizzano ancora in maniera forte e importante l’Italia, anche all’estero. Si rende però necessaria una “contaminazione”, che sia sempre più in grado di andare incontro al futuro.
A che punto è la famiglia oggi? Resta ancora la mamma la figura preponderante negli anni della prima infanzia o il papà è più partecipe ed attivo nell’accudimento e nell’educazione dei figli?
La famiglia odierna è sicuramente cambiata e i padri, rispetto al passato, sono più coinvolti e più partecipi nella vita dei propri figli, soprattutto nella sfera emotiva. Purtroppo però non c’è ancora una totale ed equa distribuzione del carico familiare, anche perché non sono state ancora messe in campo politiche attive per sostenere appieno il contributo del padre all’interno della famiglia.
Dall’altra parte manca un’educazione alla parità di genere che consenta ai padri di agire in maniera completamente indipendente rispetto alle madri, nella relazione con i propri figli. Quest’ultimo è un aspetto sul quale occorre lavorare ancora tanto e noi, in qualità di educatori e formatori ne siamo responsabili. È importante sviluppare una genitorialità consapevole, che inizi ancor prima dell’essere genitori, ed educare i bambini, sin da subito, nello stesso modo, indipendentemente dal genere.
Scuole Felici, educare alla libertà mettendo al centro il gioco all’aperto a prescindere dal clima, con un approccio esperienziale libero e aldilà dell’elemento rischio… come combinare tutto questo con le famiglie italiane?
In Italia mettere al centro il gioco all’aperto è stata sicuramente una delle sfide più grandi. All’inizio le famiglie apprezzano l’idea di far giocare i propri figli all’aperto, la vivono come una cosa bellissima e positiva. Le difficoltà subentrano quando le condizioni climatiche sono avverse, quando piove o durante l’inverno. Ma educare alla libertà non è semplicemente lo stare fuori, significa soprattutto lasciare il bambino libero di giocare malgrado il rischio, mostrandogli fiducia in ciò che può fare e sperimentare, e nella sua autonomia. Il nostro primo anno è stato un po’ difficile perché per la maggioranza delle famiglie era una vera novità, e non conoscevano il modello danese.
I cosiddetti giochi pericolosi, o almeno così percepiti dal punto di vista dei genitori italiani come, ad esempio, i giochi di equilibrio, le grandi altezze, l’utilizzo di materiali frangibili e pericolosi come il coltello per tagliare, o il martello per costruire, hanno creato allarme perché la difficoltà più grande per la cultura italiana è legata proprio al concetto del rischio, anche perché questo paese è andato in direzione di in inasprimento delle normative.
Il modo migliore per avvicinare le famiglie ai modelli di Scuole Felici è quello di coinvolgere le famiglie, informarle e far loro conoscere e sperimentare le attività che si propongono ai bambini. Lo facciamo in particolare attraverso l’ora felice, momenti in cui le famiglie possono partecipare in modo attivo alla vita del servizio educativo, oppure all’interno di circle time dove i genitori possono dialogare tra loro e con le educatrici, e dove è prevista anche la partecipazione di esperti che possono fare da moderatori, rispondendo ai dubbi e alle curiosità delle famiglie stesse.
Per Scuole Felici è questo creare davvero un’alleanza educativa.