L’Italian Dream della pittrice Marie Triepcke Krøyer sulla copertina del premio Bancarella
di Rosaria Anna Sabella
Sono sposati da poco e come seconda tappa per la loro luna di miele hanno scelto l’Italia.
Il loro viaggio è descritto con dovizia di particolari dallo studioso Antonio Bini (“Negli anni del sole e della luce. Kristian Zahrtmann e la scuola dei pittori scandinavi”).
Certo, Ravello, perla della costiera amalfitana con i suoi colori e i suoi profumi in piena estate, alla fine di luglio, rappresentava una splendida cornice per un grande amore sbocciato in Danimarca, fra tele e pennelli.
Lei dipinge lui, l’espressione assorta, un po’ severa. Lui dipinge lei, bellissima, con un’ombra di malinconia negli occhi che tuttavia non offusca la fierezza dello sguardo.
Ed è proprio per quello sguardo che arriva dritto all’anima dello spettatore, che la giovane scrittrice Francesca Giannone, autrice e vincitrice del Premio Bancarella 2023 l’ha scelta di comune accordo con il suo editore come immagine per la copertina del suo libro, “La Portalettere”.
Ce lo confida nel corso della recente presentazione a Roma presso la Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica.
“Fra tante, è stata l’immagine che mi ha colpito di più – dichiara – e non solo per lo sguardo profondo, ma anche perché, per molti versi, le sue vicende ricalcano quelle della protagonista del mio libro, mia nonna Antonia”.
“Un po’ questa artista le somiglia – azzarda uno dei presenti rivolto alla Giannone – forse il colore degli occhi, ma anche i lineamenti…”
“Non certo per il colore dei capelli – scherza la giovane scrittrice, pugliese doc e decisamente mora. Ma oltre agli occhi verdi, una caratteristica che sicuramente le accomuna, è quel piglio discreto di donna emancipata e all’avanguardia che sa quel che vuole. Ma questo non allontana il pubblico degli uomini, anzi lo incuriosisce.
Ce lo confermano gli interessati presenti, fra cui il direttore della libreria Note Book, dove la Giannone fa il suo ingresso attorniata dagli addetti all’ufficio stampa, che la marcano stretta “lo leggerò volentieri anch’io questo libro, e con grande piacere “– dichiara il giovane Andrea Luciani. Dunque un libro non destinato esclusivamente ad un pubblico femminile, come ci tiene a rimarcare l’autrice.
Ciò che accomuna la scrittrice alla pittrice scandinava sono proprio le scelte coraggiose che intraprende sia sul piano professionale – emigrando con una scelta singolarmente inversa dal nord al sud Italia – sia sul piano sentimentale, in un’epoca in cui erano gli uomini a dominare la scena.
Niente a che vedere con il femminismo esasperato, la scelta di isolare l’immagine di Marie da quella del marito sulla copertina del libro – spiega la Giannone.
“Le artiste donne sono sempre esistite ma molto spesso si sente parlare di loro come muse ispiratrici di opere immortali o come soggetti di donne nell’arte” – afferma.
Il mondo dell’arte nell’accezione più estesa del termine fino a poco tempo fa un universo maschile cui alle donne era difficile accedere.
E se vi si affacciavano, lo facevano sovente a prezzo di grandi rinunce e sofferenze.
Basti pensare alla figura tragica di Camille Claudel, musa modella e allieva di Rodin, lei stessa artista di gran pregio, cui solo nel 2017 viene dedicato un Museo a Nogent-sur-Seine, il luogo dove era nata. Ad Artemisia Gentileschi, a Frida Khalo e a tutte quelle di cui non abbiamo neppure contezza.
A CIVITA D’ANTINO TRA I PITTORI SCANDINAVI IN ROTTURA CON L’ACCADEMIA DI COPENAGHEN
Così fu anche per Marie, musa e sposa, che diventa il soggetto principale dei quadri del marito Peder Severin Krøyer, “nella cerchia dei pittori di Skagen il più talentuoso” alla fine dell’Ottocento.
È lo stesso Zahrtmann, in una lettera, a fornirci un’interessante descrizione dei novelli sposi a Civita d’Antino (L’Aquila), ritrovo degli impressionisti danesi di fine ‘800.
La famiglia Krøyer sta qui da quasi un mese e resteranno quanto noi altri – sembra. È una gioia continua la loro compagnia. Lui è brillante, pieno di vita, divertente e molto clemente – forse troppo – nell’emettere giudizi. È alle prese con un bellissimo quadro, con dei buoi che fanno la trebbiatura sotto un sole che tinge il grano color oro e con bellissime montagne sullo sfondo. Non ha mai dipinto buoi in vita sua, ma per lui è un gioco. Veramente lo stimo poi ancor di più sul lato umano. La signora Krøyer viene giudicata molto bella qui in paese: è gentile e affabile, tutti le vogliono un gran bene. Anche lei dipinge, ma è molto riservata e non mostra i risultati se non costretta.
È piacevole anche a tavola. La compagnia di una signora rende tutto più animato.
Lettera a Carl Thomsen, Civita d’Antino 25.08.1890
Il soggiorno a Civita d’Antino fa emergere insieme al talento di Peder anche quello della giovane consorte. Ed è proprio in quel periodo, a Civita, che realizza una delle sue poche opere pittoriche: il Ritratto di una Bambina (1890) oggi conservato nel Museo d’arte di Skagen in Danimarca. Quasi una premonizione, quel quadro che ritrae con delicatezza una fanciullina dai grandi occhi scuri velati di tristezza, seduta su una piccola sedia, in disparte. Nato in uno dei periodi più sereni della sua vita coniugale il dipinto sembra prefigurare il dramma che avrebbe colpito Marie di lì a qualche anno, quando a causa della sua folle passione per il compositore svedese Hugo Alfvèn, perse con il divorzio la custodia dell’amata figlia Vibeke.
“Bella gentile e affabile, dunque. E anche lei dipinge…”
Così aveva scritto di lei Kristian Zahrtmann nella sua lettera a Thomson. Non sapeva lo Zahrtmann che Marie aveva cominciato a interessarsi all’arte fin da piccola e sognava di diventare una pittrice. E che ancor prima di incontrare Peder – data la mancanza di scuole d’arte femminili – aveva già riunito un gruppo di giovani aspiranti artiste, affittato uno studio e invitato i migliori insegnanti d’arte a dare occasionalmente delle lezioni. Ma a lei nessun museo fu mai dedicato. E neppure una sala.
“Cosa importa davvero se dipingo, non riuscirò mai e poi mai a realizzare qualcosa di veramente eccezionale.” – scriverà lei stessa poco prima che il marito venisse ricoverato a causa dei suoi gravi problemi psichiatrici.
Marie morì in solitudine a Stoccolma nel 1940, dopo che anche la grande passione divampata per il compositore svedese Hugo Alfvén durante un indimenticabile viaggio a Taormina, si spense con un altro matrimonio infelice.