Fontana di Trevi, icona d’amore, sogno e desiderio di Rosanna Sabella

29 Maggio 2025
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Fontana di Trevi, icona d’amore, sogno e desiderio
di Rosanna Sabella

È lei l’assoluta protagonista delle notti romane, oggi come ieri, Fontana di Trevi, che attira ogni anno nella Capitale, milioni di turisti da ogni angolo del pianeta. Alimentata da uno dei più antichi acquedotti di Roma, rappresenta il mito di Oceano su un carro trainato da cavalli marini e tritoni.
Le sue origini risalgono alla metà del XVIII secolo quando il Papa Clemente XII indisse un concorso per la selezione dei migliori progetti architettonici. Fu scelto quello dello scultore Nicola Salvi che nel 1732 iniziò i lavori, ma la fontana fu conclusa solo trent’anni dopo nel 1762 da Giuseppe Pannini. Tutto il resto è leggenda.

La ressa è incontenibile, pari a quella che spinge fuori dai cancelli delle arene in attesa di un importante evento sportivo o musicale.
Per fortuna ci sono loro, fin dalle 8 del mattino, a sorvegliare gli ingressi vegliando anche sull’incolumità dei visitatori. Gli “angeli azzurri” della Fontana di Trevi, otto custodi incaricati dal Comune di Roma per la salvaguardia del monumento con indosso la loro casacca blu. Il suono acuto dei fischietti si ode con rilevante frequenza a distanza di pochi secondi.

Le regole – a causa dell’overtourism che aveva allarmato l’anno scorso politici e amministratori della Capitale alla vigilia del Giubileo – sono diventate ferree. Ad elencarle in bella vista un cartello esposto vicino al basamento. Niente liquidi né altri oggetti da versare o lanciare nella fontana, ad esclusione delle tradizionali monetine; niente bivacchi né bagni se non si vuole essere multati. Le pene pecuniarie variano dai 40 ai 240 euro. Quasi al doppio ammonta la sanzione amministrativa prevista per chi fosse “pizzicato” a deteriorare la fontana, il basamento o la sua area di pertinenza.

L’ultimo grave episodio di deturpamento della iconica fontana si registrò nel maggio 2023 quando alcuni militanti del movimento Ultima Generazione avevano gettato carbone liquido vegetale nelle sue acque. L’acqua si era subito tinta di nero. E ben 300.000 litri dovettero essere letteralmente buttati, dando al flash mob degli ambientalisti una connotazione tutt’altro che ecologista.

Così – in prossimità del Giubileo 2025 – la giunta del Sindaco Gualtieri aveva deciso di contingentare gli ingressi.
“C’è una concentrazione di persone che rende difficile una fruizione adeguata del monumento ed è anche spesso fonte di degrado» aveva detto il sindaco. “. Inizialmente si era parlato di ingresso a pagamento – come avviene ad esempio al Colosseo, al Foro Romano, Pantheon o a Castel Sant’Angelo – ma nella fattispecie per la cifra simbolica di 2 euro.

Quest’ultima idea è stata tuttavia accantonata; a causa dello spazio ridotto l’iniziativa avrebbe presentato, infatti, più problemi che soluzioni.
Quindi se oggi si vuole visitare il monumento basta mettersi in fila e attendere che il sorvegliante di turno liberi le transenne per far passare i turisti, un po’ alla volta.
“Non è sempre facile tenere tutto sotto controllo – dice Anna, una degli otto angeli custodi – ecco …vede? – e mentre conversiamo parte il fischietto – si appoggiano per scattarsi le foto e i selfie… ma non si può fare! Perché il peso e la pressione alla lunga rovinano il muro”.
Riferisce Anna di aver potuto stilare nel tempo una sorta di classifica delle buone maniere fra i visitatori. Secondo la donna sarebbero i cinesi i più indisciplinati, mentre gli scandinavi e gli spagnoli figurano tra quelli più attenti e educati.

“E gli italiani?” – la domanda nasce spontanea, direbbe qualcuno
“E gli italiani (ci pensa un attimo) …stanno nel mezzo!”

LA FONTANA DI TREVI FRA IL GRAND TOUR E LA DOLCE VITA
Difficile immaginare che uno studioso vissuto a Roma per oltre 40 anni come Bertel Thorvaldsen abbia potuto resistere all’impulso di lanciare anche lui la fatidica monetina nelle acque del catino marmoreo più famoso al mondo. Soprattutto ove si consideri che ebbe il suo secondo atelier proprio a Palazzo Barberini, a pochi passi quindi, dal celebre monumento.
Mentre si sa per certo che Hans Christian Andersen , a conclusione del suo soggiorno romano, fece fermare la sua carrozza proprio davanti alla Fontana di Trevi, la cui acqua era ritenuta già allora essere foriera di un auspicato ritorno nella città eterna. E con ritualità ne bevve un sorso perché a Roma avrebbe lasciato “un pezzetto di cuore”. Lo avesse fatto oggi, sarebbe stato inevitabilmente multato!
Ma da dove nasce in realtà la leggenda della “monetina”?
Pare sia stato un archeologo tedesco dell’Ottocento, Wolfgang Helbig, che viveva al Gianicolo – brillante protagonista dei salotti dell’epoca – a dare inizio alla tradizione negli ultimi anni del potere papale e nei primi della nuova Roma sabauda, dove intellettuali e artisti mitteleuropei si ritrovavano scambiando opinioni, amicizie e pettegolezzi.

Fu per lenire una certa malinconia – si dice – che Helbig, “archeologo mondano” per eccellenza, inventò il rito-gioco della monetina, incantesimo in grado di rassicurare i suoi nordici compagni di studi e di soggiorno sul possibile ritorno sotto il cielo dell’Urbe. Un’idea apprezzatissima e ben descritta, con ammirazione, dallo storico Theodor Mommsen: “La felicità dei tempi romani, la grazia, la tranquillità, la gaiezza, la pienezza della vita e della convivenza romana stringono tutti coloro che sono arrivati a Fontana di Trevi in un legame con Roma e insieme in un legame reciproco di duratura comunanza.” – scriveva Mommsen.

LA FONTANA DELL’AMORE E DELL’ALLEGRIA
Tuttavia, secondo gli storici l’origine sarebbe ancora più antica: i romani, già secoli prima, usavano lanciare monete in corsi d’acqua, fiumi, laghi e anche fontane, per accattivarsi i favori delle divinità acquatiche e attirarsi la buona sorte per esempio alla vigilia di un viaggio. Che la fontana abbia un’aura “magica” lo dimostra anche l’altra usanza tradizionale nella Roma papalina: quando un giovane doveva lasciare la Capitale, la fidanzata lo accompagnava alla Fontana di Trevi per berne l’acqua da una coppa forgiata all’uopo, che veniva poi rotta: in questo modo l’amore diventava indistruttibile malgrado la distanza. In ogni caso l’attrazione per il monumento non scema.

Tutt’altro: canzoni, libri e soprattutto film ne hanno ringiovanito il mito rendendola, oltre che famosa, iconica.

C’è forse bisogno di ricordare il celebre bagno di Anita Ekberg la musa di Fellini, in ‘La dolce vita’ (1960)? Per l’attrice, nata a Malmö in Svezia – ben avvezza alle temperature glaciali – quella sequenza, girata tra febbraio e marzo con le notti romane ancora fredde, fu uno scherzo. È stato lo stesso Fellini a raccontare che la svedese Ekberg restò in acqua con indosso quell’abito per ore e ore, senza mai lamentarsi. Mastroianni invece era di tutt’altra indole: sotto i vestiti aveva una muta da sub, ciononostante moriva dal freddo.

“Quando giravamo, la notte, c’era gente dappertutto. Arrampicata sui tetti, affacciata ai balconi. Ferma sulla scalinata. Faceva un freddo terribile e per convincere Marcello ad entrare nell’acqua gelata lo abbiamo dovuto vestire da sommozzatore – ha raccontato il maestro in un’intervista di diversi anni fa – Mastroianni però aveva ancora freddo e per resistere al bagno fuori stagione si è dovuto bere un’intera bottiglia di vodka. Con il risultato che quando abbiamo cominciato a girare la famosa scena con la Ekberg, Marcello era completamente ubriaco!”.

Solo un anno dopo nel film di Camillo Mastrocinque Totòtruffa 62, il mitico Totò vende la fontana più famosa del mondo a uno sprovveduto turista italo-americano fingendo di esserne il legittimo proprietario, in una delle scene più esilaranti della storia del cinema.

Amore, ancora una volta, amicizia e ideali nella pellicola di Ettore Scola “C’eravamo tanto amati” (1974) dedicato a Vittorio De Sica, dove la mitica Fontana torna protagonista in una delle scene più iconiche con l’omaggio a La Dolce Vita di Fellini.

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