Luca Morelli, eroe per caso alla corte di Margherita II di Monica Lucignano

18 Giugno 2023
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Luca Morelli, eroe per caso alla corte di Margherita II
di Monica Lucignano
Una storia in cui, come in ogni favola che si rispetti, l’eroe vive in un regno e tutto si conclude a lieto fine

La fine del 2022 ci ha regalato una storia, quella di Luca Morelli, che sembra sgorgare direttamente dall’elegante e forbito pennino di Edmondo De Amicis, autore del libro “Cuore”. A quelli, tra i nostri lettori, che hanno letto l’opera ai tempi della scuola, suggeriamo di dare una scorsa veloce al racconto intitolato “Valor civile”. Siamo a Torino, capitale di un’Italia unificata da pochi anni, scenario del gesto eroico di Pinot, ragazzino che si butta nel Po per salvare uno sconosciuto dal turbinio delle correnti del fiume. Quasi due secoli dopo, presso altre coordinate geografiche, la storia si ripete ed è quanto è accaduto la sera del 27 novembre 2022 a Copenaghen.

Nel pub Kanal Bodega, in zona Christianshavn, un giovane italiano di 26 anni, studente di antropologia presso l’università di Aalborg, sta trascorrendo una serata con i suoi amici. Si chiama Luca, si è laureato a Roma in Scienze della Comunicazione e ha cominciato l’apprendistato come giornalista in Italia, in veste di commentatore sportivo. Al contempo ha coltivato un’altra delle sue passioni, quella del bartending, esperienza che gli è poi tornata utile anche in Danimarca, visto che lavora part-time presso l’Hard Rock di Copenaghen. Arriva in vacanza in Danimarca nel 2019, decide di tornarci ad agosto 2022 per iscriversi al master in Techno-Anthropology.

Quella sera una ragazza, molto tranquilla, li avvicina e chiede se quell’uomo in acqua facesse parte del loro gruppo. Fortunatamente (per Jan, ndr) ci hanno messo poco a capire che l’uomo, che a filo d’acqua galleggiava a malapena, era in pericolo. In compagnia di un amico Luca si precipita fuori e tentano il recupero dell’uomo con una barca ormeggiata sul canale, ma si accorgono che Jan è svenuto e che forse non riusciranno a raggiungerlo in tempo. È a questo punto che Luca si tuffa, nonostante le temperature quasi proibitive, mettendo a rischio la sua vita per salvare quella di Jan. Un impeto di generosità? Un atto di eroismo? Lo slancio di un folle? Lo abbiamo chiesto a lui.

Quali pensieri hanno attraversato la tua mente quando hai visto Lars in acqua?
Più che pensieri è stata una questione di adrenalina. Dal momento in cui stava per affogare fino a quando non è arrivato tra le mani degli infermieri ero in uno stato di trance agonistica, il mio unico pensiero era salvarlo. Prendo Jan in acqua e lo porto vicino alla barchetta dove era sceso un mio amico greco.

C’è stato un momento in cui hai avuto paura per la tua vita?
Quando cerco di risalire sulla barca e capisco che le forze mi mancano. Non ce l’ho fatta e sono stato aiutato da un terzo, greco anche lui, che, insieme all’altro ha aiutato a trascinare sulla barca sia me che Jan. Lì un po’ di timore l’ho avuto. Poi l’ho incontrato, Jan.

Hai trovato una definizione per ciò che hai fatto, visto che non vuoi essere definito un eroe?
Non credo serva altra definizione che gesto d’istinto. Si, è vero, non l’avrebbero fatto tutti. Ma forse perché può mancare il grado di percezione del pericolo, che fortunatamente io ho avuto. Credo che la differenza sia questa. Non credo che una persona eviterebbe di salvare il prossimo, morente, per non rischiare un raffreddore. O quanto meno non ci voglio credere. O magari è una banale questione di coraggio.

Come è cambiata -se è cambiata- la tua vita dopo il 27 novembre 2022?
La mia vita non è cambiata affatto, però ho una storia in più da raccontare, per certi versi tragicomica, degna dei protagonisti della Storia, tra Grecia ed Italia.

Hai scelto di venire a studiare a Aalborg in un percorso peculiare ed esclusivo. Che differenze hai notato, se ci sono, tra l’approccio allo studio in Italia e quello in Dk?
A dispetto dei tanti problemi dell’università italiana, io mi sono trovato molto bene. Ho studiato a Roma Tre in un ambiente stimolante, grazie alle attività curriculari ed extra – tornei sportivi, corsi artistici, volontariato etc. –, opportunità di studio all’estero (sarei dovuto andare a New York per un semestre prima dell’arrivo del coronavirus), ed all’incontro con docenti che stimo e con cui si è spesso aperto un dialogo sincero e di stima reciproca. Con il mio relatore ci sentiamo spesso, lo considero un amico. C’è ancora una forma di riverenza (magnifico rettore, egregio professore), che però fa parte della nostra cultura, non solo dal punto di vista accademico. Da noi il capo è il capo e, a volte, guai a contraddirlo. In Danimarca il sistema scolastico è fantastico: c’è la possibilità di sperimentare realmente i tuoi interessi, i sussidi sono di grande aiuto per gli studenti e ci si sente più liberi di esprimere le proprie opinioni, anche quando sono contrastanti; per un bastian contrario come me, però, il grande rispetto per l’altro -che fa parte della cultura di questo paese- a volte limita la discussione per evitare ogni controversia. Ci sono sicuramente i pro e i contro in questo atteggiamento. Ma non sono qui per vedere se c’è davvero del marcio in Danimarca.

Un aneddoto: ho chiesto ad uno dei compagni di corso (31 danesi su 34) di poter assistere al suo esame orale. Attonito, mi ha risposto: “Perché mi devi mettere ansia? Questo qui non si fa”. Gli esami orali qui vengono tenuti in piccole stanze con due esaminatori, uno esterno ed uno interno. Quando ho detto loro che da noi si rischia il pubblico ludibrio, dando un esame di fronte a molte persone e colleghi, sono rimasti un po’ stupiti, o scioccati. Ed io anche sono rimasto sorpreso.

Sorpreso, spiritoso, coraggioso questo Luca che ha dei talenti molto ben nascosti, come gli ricordava sempre l’allenatore della sua squadra di calcio. Un giovane che è diventato un emblema dell’orgoglio italiano, premiato a dicembre dal presidente del Municipio di Tor Bella Monaca, Nicola Franco, per il suo gesto. Lo stesso ragazzo che, in conseguenza di questo atto pregno di umanità, ha ricevuto una telefonata di congratulazioni da parte dell’Ambasciatore Stefania Rosini, insediatasi a Copenaghen nell’ottobre dello scorso anno.

E a noi non resta che salutarlo, citando ancora Edmondo De Amicis: l’eroismo nel fanciullo è divino.

 

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