Alla scoperta delle bellezze nascoste di Luisa Del Prete

26 Agosto 2023
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Alla scoperta delle bellezze nascoste
Attraverso il FAI, una nuova luce per i beni culturali italiani
di Luisa Del Prete

L’Italia si sa, è un paese ricco di storia. Dalla nascita di Roma, frutto dell’eroe greco Enea che dopo aver tanto vagato nelle acque del Mediterraneo approda in Italia e dà origine alla prima stirpe della città Caput Mundi. Col passare degli anni, tantissime sono state le dinastie che hanno vissuto, dominato, diviso e conquistato l’Italia, lasciando ognuna tracce indelebili che si sono trasformate poi in Patrimoni dell’Umanità. Ebbene sì perché ad oggi sono ben 58 i beni considerati UNESCO in tutta la penisola italiana: numeri da capogiro! Purtroppo, però, come tutte le cose belle, non sempre c’è un lieto fine perché sono ancora tantissimi i beni abbandonati a sé stessi o talvolta trascurati.

LA STORIA DEL FAI
Ma è proprio da quest’esigenza di voler valorizzare il patrimonio culturale che nasce il FAI. Acronimo di Fondo Ambiente Italiano, il FAI è una fondazione senza scopo di lucro, con il fine di tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano. Dopo aver ricevuto dei beni in donazione, questa organizzazione si impegna a conservarli e migliorarli, grazie anche all’aiuto dei volontari che in ogni regione cercano un dialogo con il proprio territorio. Il tutto ovviamente, con un occhio particolare alla sostenibilità e all’impatto sull’ambiente, per mantenersi in linea con gli standard europei. Fu Elena Croce, figlia del grande filosofo Benedetto, che spinse l’amica Giulia Maria Mozzoni Crespi a impegnarsi per creare in Italia una fondazione sulla falsariga del National Trust britannico, il FAI nacque così il 28 aprile del 1975. Ad oggi, si contano all’incirca 65 luoghi tutelati dal FAI: da imponenti castelli, ad aree marine, aree archeologiche, boschi e coste, parchi e giardini, castelli e dimore storiche, ville e abbazie, ma anche piccoli beni dall’alto valore identitario come un’edicola storica o l’antica barberia della città. Abbiamo il piacere di incontrare e di sentire la testimonianza del Presidente FAI Campania Michele Pontecorvo Ricciardi, uno dei tantissimi volontari di questa importantissima realtà: per entrare nel mondo delle bellezze italiane e scoprirne le meraviglie
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L’IMPORTANZA DEL FAI IN ITALIA E IL LAVORO CHE SVOLGE
«Il FAI – afferma Michele Pontecorvo Ricciardi – è un’azienda nata in un contesto culturale per creare rete tra la cittadinanza attiva ed il patrimonio dei beni culturali.

Quest’ultimo in Italia è gigantesco ed è impensabile immaginare che sia gestito tutto solo dallo Stato o dai privati: c’è bisogno di una collaborazione attiva tra le parti. In questi quasi cinquanta anni di attività, il FAI ha avuto un ruolo sempre più importante, non solo come promotore di sensibilità verso i beni, ma soprattutto come consulente per la gestione dei luoghi, creando opportunità di conclamato successo per la cultura e per il territorio: è molto importante ricordare che, grazie alla nostra attività, molti luoghi sono stati “salvati” o si è portata l’attenzione su essi, con una gestione virtuosa che punta sulla valorizzazione». Tantissimi i beni che sono stati salvati e tanti altri che sono stati valorizzati, molti di questi infatti vengono aperti al pubblico durante le giornate FAI di primavera: una delle più importanti attività svolte dal Fondo Ambiente Italiano.

LA VALORIZZAZIONE E IL RISCATTO SOCIALE ATTRAVERSO LE GIORNATE FAI
«Bisogna in primis fare una distinzione tra i beni FAI e quelli che invece apriamo durante le giornate di primavera. I secondi sono dei beni che noi, in specifiche giornate, apriamo e variano ogni volta. inizialmente erano solo “giornate di primavera”, mentre adesso si sono raddoppiate anche d’autunno e, dunque, abbiamo due appuntamenti all’anno: ogni appuntamento consiste in due giorni, un sabato e una domenica, in cui tutti i volontari di tutte le delegazioni FAI, aprono al pubblico sul loro territorio dei beni che normalmente non sono visitabili, dalle case private a palazzi nobiliari. Ad esempio, nelle scorse giornate di primavera, abbiamo aperto una casa privata nella Sanità a Napoli in cui ancora vive la proprietaria e ne abbiamo ascoltato la testimonianza. Un’apertura significativa non solo per il valore artistico, ma anche per lo scambio sociale. I visitatori hanno l’occasione, con delle visite a contributo libero, di scoprire un patrimonio straordinario. Durante le giornate di primavera, inoltre, succede spesso di aprire beni che sono stati sottratti alla criminalità organizzata ad esempio, due anni fa abbiamo aperto il Castello Mediceo di Ottaviano che era proprietà della famiglia Cutolo. La nostra filosofia è che attraverso la bellezza culturale si possa promuovere anche il riscatto sociale di un territorio: quando c’è la volontà di recupero, noi siamo pronti a valorizzare tutto» afferma il Presidente.

UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEI BENI FAI
«I beni FAI sono quelli che noi abbiamo in gestione ogni anno a 360°. In tutta Italia sono molteplici e di natura diversa: palazzi, castelli, ville, ma anche aree naturalistiche etc.».

In Campania l’unico bene di proprietà FAI è la Baia di Ieranto. Proprio davanti ai faraglioni di Capri, la Baia di Ieranto si apre in uno scenario naturale di tale meraviglia che persino le Sirene lo scelsero come dimora. Donata al FAI perché venisse sottratta ai pericoli di speculazione, oggi Ieranto è riconosciuta Sito di Interesse Comunitario, incluso nell’Area Marina Protetta di Punta Campanella, e l’elevato livello di biodiversità la rende una destinazione ideale per chi ama il contatto con la natura più incontaminata, anche attraverso esperienze stimolanti e divertenti come birdwatching, kayak, snorkeling, passeggiate botaniche e laboratori per ragazzi. Continuando verso Sud, incontriamo l’Abbazia di Cerrate a Lecce: un tempo monastero di rito bizantino con scriptorium e biblioteca, poi centro di produzione agricola, specializzato nella lavorazione delle olive, questo sito restituisce un affascinante racconto della sua doppia anima di luogo di culto e masseria storica, rappresentando uno splendido esempio di architettura romanica pugliese, impreziosita da importanti affreschi che ne fanno un unicum nel mondo bizantino. Spostandoci nella regione Sicilia c’è il Giardino della Kolymbethra: una delle mete fondamentali del Gran Tour, situato in provincia di Agrigento, che racconta con i suoi reperti e i suoi ipogei, scavati 2.500 anni fa, la storia dell’antica Akragas; qui il FAI ha creato la coltivazione degli agrumi come si faceva tanto tempo fa.

«Sono davvero tantissimi i tesori da visitare e consigliamo a tutti di prendere la tessera del FAI, ad un costo di 50€ all’anno, perché questi beni sono aperti e visitabili a titolo gratuito per tutti i nostri soci che, ad oggi, sono oltre 150mila. Tutto quello che noi raccogliamo va poi a tutelare questi beni: il FAI spende oltre cinque milioni all’anno solo per effettuare la manutenzione di questi ultimi» conclude Michele Pontecorvo Ricciardi.

 

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